La riscoperta
Fernando Mazzocca ed Elena Catra, sono tra i più autorevoli esperti di pittura dell'800. Sono loro a curare la mostra monografica dedicata a Noè Bordignon nel centenario della morte. Articolata nelle due sedi di Castelfranco Veneto e di San Zenone degli Ezzelini (tv). Dal 18 settembre 2021 al 16 gennaio 2022.
Un artista finora emarginato se paragonato ai più riconosciuti pittori dell'arte veneta nella seconda metà dell'Ottocento e agli inizi del nuovo secolo. Sessanta le tele selezionate che riflettono la fedeltà del pittore alla poetica del vero e all'ambiente di provenienza.
Un artista particolare
Mazzocca nel suo intervento in catalogo individua la singolarità di Bordignon nella capacità di seguire due linee creative: l'attività di frescante che manifesta il suo profondo inserimento nel territorio e nella tradizione senza tempo dell'arte sacra da un lato – la sua impresa più notevole è l'imponente Giudizio Universale affrescato nel 1879 nell'abside della Parrocchiale di San Zenone degli Ezzelini- e quella focalizzata sull'attualità dall'altro. Che lo chiama al confronto con la rivoluzione naturalistica dei Macchiaioli. Fondamentale l'incontro con Federico Zandomeneghi.
Alcune opere
Vale la pena citare La mosca cieca del 1873. I cui pregi a suo tempo furono individuati nella luce, nelle pose semplici, nel “paesaggio egregiamente composto e dipinto”.
Dai primi anni Novanta Bordignon sperimenta strade alternative per la sua pittura. Da una parte sembra costeggiare un certo divisionismo lombardo. Dall'altra ritorna al vero, ma tenendosi lontano dal bozzettismo e dalla tentazione dell' aneddoto. Privilegiando umili ambienti di vita contadina. Soprattutto ne La Pappa al fogo del 1895. Si è come immersi in un'atmosfera rassicurante e silenziosa. Dove il delicato contrasto chiaroscurale e cromatico rimanda ai quadri del Seicento olandese; in particolare i capolavori di Rembrandt.
La nuda terra del pavimento. I pochi oggetti d'arredamento. Una giovane madre che lavora e non perde d'occhio la cena. Una bambina con la ciotola vuota tra le mani. Espressioni di una naturale spiritualità che hanno fatto accostare l'opera ai principi dell'Enciclica Rerum Novarum (1891) con cui la Chiesa richiama l'attenzione sui deboli.
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