Per i 170 anni dalla nascita del pittore olandese Vincent Van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890), Palazzo Bonaparte a Roma ospita una mostra dedicata al grande pittore olandese, prorogata fino al 7 maggio prossimo. Si tratta di 50 opere tra disegni e dipinti, provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo, nei Paesi Bassi, che ospita la collezione più numerosa dei dipinti dell’artista, seconda solo a quella del Museo Van Gogh di Amsterdam.
Collezione resa possibile grazie alla lungimiranza di Helene Kröller Müller che assieme al marito, aveva acquistato, entro il 1922, circa 12.000 opere dei più grandi artisti del tempo, tra cui ben 300 di Vincent Van Gogh.
La mostra
Se pensate e desiderate ammirare i quadri più famosi ed iconici del genio olandese, non è la mostra che fa per voi, perché in questo percorso espositivo sono raccolte opere e disegni meno noti ma molto illuminanti per il percorso di vita ed arte di Van Gogh, che morì suicida nel 1890, a soli trentasette anni, con un colpo di pistola al petto nei campi della campagna francese ad Auvers.
La mostra è articolata in quattro sezioni, divise su due piani, che ripercorrono in ordine cronologico le fasi della vita artistica del pittore, coadiuvate da pannelli esplicativi. Molto belle le frasi estrapolate dalle toccanti lettere che Vincent scriveva frequentemente all’amato fratello Theo. Si tratta di una mostra emozionante, molto intimista, che ci aiuta ad entrare nella psicologia di Van Gogh, che consacrò la sua esistenza alla pittura in un arco cronologico molto breve, che spazia dal 1881 al 1890.
La prima sezione
La prima sezione è dedicata agli esordi pittorici di Van Gogh, che anche se aveva amato la pittura fin da ragazzo, decise di consacrarsi totalmente all’arte nel 1881. Esordi nella sua terra natia, l’Olanda, in cui guarda ai grandi maestri del passato, in particolare a Millet e Daubigny, per ritrarre le figure che lavorano duramente la terra, nei campi. Sono i raccoglitori di patate, i boscaioli, le donne piegate dalla fatica tra le mura domestiche e provate dal peso dei sacchi di patate sulle loro schiene. Personaggi dominati da un destino ineluttabile. Lo sguardo di Vincent è lo sguardo del predicatore, del pastore, dello studioso di teologia, dell’uomo immerso nei problemi dell’umanità che si immedesimava in modo totale nelle esistenze degli uomini e delle donne.
Nei disegni del 1881,Van Gogh disegna molto, con gessetti, carboncino ed acquerelli. I colori sono scuri, i racconti della vita quotidiana scanditi dalle difficoltà e dalla povertà, come in Donna che pela patate, Donna che cuce e gatto
e Il seminatore.
”Quanto sbaglia l’uomo che non si considera piccolo, che non si rende conto di non essere un atomo” (Vincent Van Gogh)
L’Aja
Nel 1882 Van Gogh si trasferisce a L’Aja. Disegna il Vecchio che soffre, con matita e pastello nei toni del nero, grigio e marrone.
In Donne nella neve che portano sacchi di carbone,
le figure muliebri sono quasi annullate dalle forme dei sacchi di carbone portati sulle spalle, fino a diventare una sola massa informe e destrutturata che annienta la figura umana.
I taglialegna del 1883 è un acquerello in cui la figure degli uomini sembrano entrare nel tronco a cui stanno lavorando. È come se non ci fosse distinzione tra gli uomini che tagliano il grande albero e il luogo che li ospita: è il quadro del duro lavoro della vita nei boschi.
Il tessitore con telaio del 1884 rappresenta l’apoteosi del lavoro meccanico, ripetitivo e dominato dalla macchina. Infatti il vero protagonista del dipinto è il telaio, che occupa lo spazio, mentre l’uomo è in secondo piano, asservito alla funzione meccanica.
Le opere
Testa di donna con cuffia bianca del 1885 fa parte dei ritratti di gente comune a cui Van Gogh si è dedicato, frequentando l’ambiente rurale e contadino. Il volto della donna è segnato, nonostante la giovane età e la cuffia bianca si staglia nel quadro a mostrare l’esercizio ossessivo del colore e degli effetti cromatici studiati dal pittore.
”Sento in me un potere che devo sviluppare, un fuoco che forse non devo spegnere ma che devo alimentare, anche se non so a quale risultato mi porterà” (Vincent Van Gogh)
Contadine che raccolgono patate
è interessante per la resa dei colori e fa presagire il soggetto per il famoso dipinto dei Mangiatori di patate del 1885. In mostra una litografia dell’opera su carta velina.
”Ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute “(Vincent Van Gogh)
Parigi
La seconda sezione ci introduce alle opere eseguite durante il soggiorno parigino di Van Gogh tra il 1886 e il 1887, quando la sua tavolozza si impregna dei colori impressionisti e puntinisti. A Parigi, il pittore scopre un mondo nuovo, dove i pittori vivono in un clima culturale vivace. Si lega ad Émile Bernard, Henri de Toulouse-Lautrec, Paul Signac. Conosce Paul Gauguin che ai suoi occhi rappresenta il viaggiatore errante nel mondo.
Angolo di prato del 1887 viene eseguito nella campagne vicino a Parigi, in compagnia di Signac e Bernard. L’universo gioioso sembra impadronirsi di Vincent e i suoi colori sono contrassegnati dalla vivacità cromatica, chiari e luminosi.
Interno di un ristorante del 1887 è dominato dalla tecnica fotografica. I colori rosso, verde, arancio e blu si fondono nelle pareti del locale grazie alla tecnica puntinistica. Un omaggio alla vita gioiosa e mondana dell’ambiente dei suoi amici impressionisti.
Del 1897 è il famoso Autoritratto. Realizzato con grandi pennellate di colore, orizzontali e verticali, sottolinea l’interesse del pittore per la fisionomia umana. Impostato di tre quarti, lo sguardo penetrante è rivolto verso lo spettatore con insolita fierezza.
Arles
La terza sezione è dedicata ai dipinti realizzati durante il soggiorno ad Arles, dove Van Gogh si trasferì nel 1889, stanco della vita di Parigi e desideroso di fondare una scuola pittorica con l’amico Gauguin. Sogno infranto nella drammatica conclusione del taglio dell’orecchio di Vincent.
I colori, tra vasi di fiori e nature morte, sono dominati da toni brillanti, come nel Seminatore, tema a lui caro, realizzato nel 1889. Le forme si amalgamano in un oceano di pennellate luminose in cui l’uomo è parte del tutto, in quell’unione di micro e macrocosmo tanto sognata dall’artista olandese.
L’ultima sezione
La rassegna continua e termina al piano superiore con gli splendidi e drammatici lavori realizzati tra il 1889 e il 1890, quando l’artista ormai in preda ad uno stato mentale compromesso, trascorse alcuni mesi nell’ospedale psichiatrico di Saint-Paul-de-Mausole vicino a Saint-Rémy, in Provenza.
Pini al tramonto del dicembre 1889 è un bellissimo quadro realizzato con pennellate vigorose ed audaci. Il pino nodoso e protagonista rimanda alle stampe giapponese tanto amate da Van Gogh. La natura è nuovamente la vera protagonista. La donna, minuscola nel paesaggio, è colpita dalla forza del vento che rompe il fragile ombrello che tenta di proteggerla. Il colore bruno e la natura minacciosa travolgono vorticosamente l’essere umano: forse proprio queste erano le sensazioni che provava il pittore, in preda ai suoi sentimenti e incapace di controllare le sue intemperanze e i suoi scatti.
Gli ultimi mesi di Van Gogh
Nella primavera del 1890, Vincent Van Gogh, affidato alle cure del dottor Guichet, si trasferisce ad Auvers-sur-Oise, nella campagna a nord di Parigi. Dipinge incessantemente fino al 27 luglio 1890, quando si spara un colpo di pistola al petto. Morirà due giorni dopo, accudito dall’amato fratello Theo, accorso al suo capezzale.
Una bellissima sala alla fine del percorso è dedicata ad una esperienza virtuale che ci permette di immergerci in uno dei capolavori del pittore esposto al Museo MoMa di New York: Notte stellata, del 1889. Si può entrare nella mente dell’artista attraverso le immagini in movimento sugli specchi che riflettono incessantemente il vortice perpetuo del cielo e delle stelle in cui la fragilità dell’individuo sembra schiacciata dalla forza della natura!
Una sorta di testamento artistico in cui il pittore mostra il suo tormento interiore, forse presagio della fine vicina, mai risolto ed accentuato dalla potenza degli elementi cosmici.
Una mostra speciale, che è anche un percorso che ci invita a guardare Van Gogh e noi stessi con occhi diversi, più complici ed empatici.
Vai alla sezione Mostre e Arte di Artista News e scopri altri articoli!
Seguici anche su Facebook!