The elephant man (L’uomo elefante) può essere considerato uno dei film più inquietanti della storia del cinema. Eppure questo film a bianco e nero del 1980 è così ricco di significati e di una carica emotiva che può coinvolgere soprattutto nel finale. Esso narra la biografia di Joseph Merrick (1862 -1890), vissuto realmente verso la fine del diciannovesimo secolo e morto all’età di ventotto anni. Quest’uomo era affetto da una rara malattia detta neurofibromatosi e identificata anche come la sindrome di Proteo, caratterizzata da deformità anatomiche in quasi tutte le parti del corpo e particolarmente evidenti nel capo. Il film si basa su due libri in particolare dedicati al dramma e al patibolo di Joseph Merrick, in particolare The elephant man and other reminiscences di Frederick Treves e The elephant man : A study in human dignity di Ashley Montagu.
In questo articolo non solo prenderò in analisi la trama del film ma porrò in evidenza alcuni frammenti fondamentali che dimostrano dal mio punto di vista l’originalità e la genialità dello stesso film, diretto dall’allora trentaquattrenne David Lynch. L’uomo elefante, nel film erroneamente identificato come John e non Joseph Merrick, è interpretato dall’attore John Hurt. All’inizio del film, il giovane chirurgo Frederick Treves, interpretato da Anthony Hopkins, viene a sapere in uno spettacolo di circo circa l’esistenza dell’uomo elefante e inizia la sua ricerca, non solo animato dalla curiosità scientifica ma anche perché profondamente sensibile alla vicenda umana di John Merrick, come si può apprezzare fino alla fine del film. L’uomo elefante è sotto la custodia di Lord Bytes che si considera a tutti gli effetti il suo proprietario. Il medico Treves incontra Lord Bytes che lo conduce sotto la tenda dove è tenuto nascosto John Merrick, trattato come un animale. Prima ancora che la tenda fosse aperta, Treves avverte un forte pathos quasi come paralizzato dalla tensione circolante nell’aria e, quando la tenda è finalmente aperta, egli prova una forte commozione con le lacrime che scendono sul suo viso. Il medico e Bytes riescono a giungere a un accordo, in base al quale Merrick può essere visitato ed esaminato dal dottor Treves in ospedale. Quindi Merrick, che indossa un cappello ed una maschera che gli copre tutto il volto, viene accompagnato da Treves in una stanza di isolamento dell’ospedale di Londra.
Nei momenti iniziali la comunicazione tra Merrick e Treves è alquanto complicata, poiché il medico non riesce a capire i limiti del suo paziente. Egli prova così a insegnargli alcune frasi colloquiali base come l’autopresentazione: “il mio nome è John Merrick, piacere di conoscerti”, anche perché il direttore dell’ospedale Carr Gomm intendeva incontralo di persona al più presto. Mentre Treves pensava di avere alcuni giorni di tempo per preparare il suo paziente all’incontro col direttore, quest’ultimo gli concede solo un giorno di tempo. Una volta ricevuto il direttore accompagnato dall’amico Treves, Merrick si trova a dover affrontare un esame vero e proprio, che inizialmente non sembra superare con i risultati sperati. Infatti una volta enunciate meccanicamente quelle poche frasi apprese dal medico Treves, Merrick resta in silenzio, deludendo così il direttore che aveva sperato di avere di fronte un caso unico. Una volta usciti dalla stanza di isolamento, il direttore e il medico si congedano ma qualche istante dopo il direttore viene richiamato dallo stesso medico, il quale gli fa notare un fatto che aveva appena scoperto : egli infatti, dopo aver sentito Merrick pronunciare alcuni passaggi del ventitreesimo salmo della Bibbia, invita il direttore a ritornare presso di lui per fargli verificare di persona questo fatto eccezionale. Il medico chiarisce al direttore di non aver mai insegnato al suo paziente quei passaggi del salmo che avevano ascoltato; ciò induce il direttore a tornare sui suoi passi e a cambiare idea, consentendo a Merrick di poter restare in ospedale.
Progressivamente John Merrick dimostra di essere una persona raffinata e sensibile, soprattutto quando viene invitato da Treves a casa sua. Qui egli incontra la moglie del dottor Treves, la signora Ann, alla quale mostra l’oggetto al quale è più affezionato e per il quale prova una forte emozione : una foto di sua madre, morta quando egli aveva 11 anni. In seguito John riceve visita dalla famosa attrice teatrale Miss Kendal che gli dona un suo autoritratto e l’opera di William Shakespeare Romeo e Giulietta che egli apprezza moltissimo tanto da non riuscire a resistere alla lettura di alcuni passi; Merrick e l’attrice Kendal iniziano così ad alternare alcune battute dell’opera e qui di seguito riporto questo scambio di battute con la traduzione italiana :
– MRS. KENDAL: …Ah, dimenticavo! Le ho portato un’altra cosa! (Dà il libro a Merrick)
– JOHN MERRICK: Ohhh! Grazie…
– MRS. KENDAL: Lo conosce?
– JOHN MERRICK: No… Ma lo leggerò volentieri… Oh… “Romeo e Giulietta”, ne ho sentito parlare… (Lo apre) …”Che la mia mano profanasse la santità della vostra, in sé un dolce peccato, le mie labbra, come due pellegrini rossi di vergogna, sarebbero qui pronti ad attenuare con un bacio la ruvidezza di questo contatto”…
– MRS. KENDAL: “Buon pellegrino, per dimostrare la tua devozione fai troppo torto alla tua cortese mano. Le mani dei pellegrini possono toccare le mani delle sante. Palmo contro il palmo, il bacio del fedele.”
– JOHN MERRICK: …”Ma allora cara santa, lascia che anche le labbra facciano quello che fanno le mani, affinché la mia fine non si muti in disperazione.”
– MRS. KENDAL: “Le sante non si muovono, anche se esaudiscono quelli che le pregano.”
– JOHN MERRICK: …”Allora non ti muovere… Allora non ti muovere mentre mi esaudisci. Dalle tue stesse labbra io sono assolto dal peccato delle mie“…Poi… Poi c’è scritto che si baciano.
– MRS. KENDAL: “Resterà sulle mie labbra il peccato di cui sei assolto.”
– JOHN MERRICK: …”Oh, com’è dolce… Imparare a ciò… Rendimi il mio peccato.” (Mrs. Kendal lo bacia sulla guancia)
– MRS. KENDAL: Oh, Signor Merrick! Lei non è affatto un Uomo Elefante!
– JOHN MERRICK: …No?
– MRS. KENDAL: No. Lei è Romeo. (Merrick versa una lacrima)
Durante una riunione di consiglio in cui prendono parte anche il dottor Treves e il direttore Gomm, si decide circa il mantenimento di John Merrick presso l’ospedale di Londra. Nel corso di questa riunione vi è un partecipante che esprime il suo disappunto sull’eventuale prolungamento di soggiorno da parte di Merrick, quando all’improvviso la Patrona Reale dell’ospedale Alexandra porta un messaggio della regina Vittoria in cui si legge che vengono stanziati dei fondi per il mantenimento di Merrick su base permanente. A questo punto il direttore Gomm chiede ai partecipanti della riunione di esprimere il loro parere sul mantenimento permanente che viene appoggiano all’unanimità; infatti anche il partecipante che inizialmente aveva protestato circa tale eventualità, si arrende di fronte al peso schiacciante della decisione unanime.
Ed è proprio in questo momento che il film subisce un’involuzione. Infatti quando tutto sembrava andare per il meglio per John Merrick, la situazione precipita inaspettatamente al momento iniziale del film : egli viene rapito dal suo proprietario Bytes che lo porta ad esibirsi nei circhi dell’Europa continentale. Con l’aiuto di alcuni amici, tra cui nani e altri fenomeni da baraccone, John Merrick riesce a fuggire dalle grinfie di Bytes e a tornare a Londra. Una volta giunto alla stazione di Liverpool Street John, che è nuovamente incappucciato per nascondere la sua deformità, ha un’altra spiacevole disavventura : viene dapprima inseguito da un gruppo di bambini incuriositi dal suo strano abbigliamento e, quando preso dal panico inizia a correre zoppicando (per via di un incidente alla gamba avuto durante l’adolescenza) colpendo involontariamente una bambina che cade per terra, viene inseguito da un gruppo di uomini fino ai bagni della stazione; alla fine non potendo più scappare e non avendo alcuna via di fuga, lancia un urlo disperato e di protesta : “Noooo!! Io non sono un elefante .. io non sono un animale, sono un essere umano!!”. A mio avviso questa è anche la dimostrazione di una forza spirituale che Merrick ha tenuto sempre soffocata dentro di sé. Infatti essendo stato trattato per molto tempo come un animale da Bytes, egli si era abituato a reagire passivamente alle violenze subite sia fisiche sia verbali, senza nemmeno accennare una forma di reazione. In questo episodio invece Merrick esplode e rivendica il diritto di essere trattato come essere umano. Dal mio punto di vista questo suo coraggio si deve in buona parte all’incontro con il dottor Treves che, oltre a rispettarlo e prendersi cura di lui, era anche divenuto il suo migliore amico. Al bagno della stazione giunge la polizia di Scotland Yard che scorta John in ospedale.
La sera dello stesso giorno Merrick viene invitato dall’attrice Kendal ad assistere ad una rappresentazione teatrale del Gatto con gli stivali. Durante la rappresentazione, egli resta stupefatto dalle immagini e dalle musiche. Molto interessante e suggestiva è la sovrapposizione tra le immagini del gatto degli stivali e dei cavalli bianchi con l’espressione del volto di Merrick, segnato dalla commozione. Contemporaneamente mentre egli assiste stupefatto alla performance teatrale, il dottor Treves che gli è accanto lo fissa come se fosse stupefatto e colpito dal suo stupore. Ed è in queste scelte secondo me che si può intravedere il genio del regista David Lynch. Alla fine della rappresentazione prende la parola Miss Kendal che onora un tributo a John Merrick : “la performance di stasera è stata speciale per me perché è stata speciale per qualcun’altro, un uomo che conosce il teatro e ama il teatro ed è stata la prima volta per lui qui. Vorrei dedicare la performance di stasera, con tutto il cuore, al signor John Merrick, un mio carissimo amico”. A questo punto tutto il pubblico si alza in piedi e applaude John che viene invitato da Treves ad alzarsi e a ringraziare.
Il finale del film è molto triste e allo stesso tempo commovente. Da alcuni giorni Treves e i medici dell’ospedale erano venuti a conoscenza che Merrick era prossimo alla morte per una forma di broncopneumopatìa cronica ostruttiva. Alla fine dello spettacolo teatrale, John ringrazia il dottor Treves per tutto l’aiuto ricevuto, chiamandolo più volte “amico”, come se fosse un commiato. Infatti subito dopo John osserva la finestra e poi si dirige verso il letto; dopo aver riposto diversi cuscini sulla sedia, si sdraia sul letto come le persone normali. John sa benissimo che quella posizione gli avrebbe provocato la morte istantanea per soffocamento ed è pienamente cosciente del suo gesto. Non appena Merrick si spegne compare uno sfondo nero stellato dell’universo con l’immagine della madre come se questa fosse pronta a riabbracciarlo in paradiso. Questa scena finale è accompagnata dalla citazione della poesia di Alfred Tennyson (1809 – 1892) Nothing will die (Niente morirà mai).