L’8 settembre scorso, la Galleria Gagosian di Roma, ha inaugurato la mostra intitolata Into the Trees II. L’artista è una delicata e raffinata signora giapponese ottantenne: Setsuko Ideta.
È stata la seconda moglie e compagna di vita del famoso pittore francese di origini polacche Balthus.
Con lui ha condiviso la passione per l’arte e quindici anni di vita a Roma, nella sede dell’Accademia di Francia di cui Balthus è stato direttore tra gli anni Sessanta e Settanta.
Setsuko torna ad esporre a Roma dal lontano 1979, anno della sua ultima personale nella galleria romana Il Gabbiano.
Un ponte tra Oriente e Occidente
Setsuko rappresenta l’unione di due culture apparentemente contrapposte come è stata la vita di questa donna minuta ma molto volitiva, che con la grazia dei suoi ottant’anni ci racconta la sua vita e la lunga storia d’amore con il grande pittore Balthus. Conosciuto quando era giovanissima a Kyoto facendogli da interprete, non ha esitato ad abbandonare la sua terra, il Giappone, per seguire quell’uomo alto e un pò dinoccolato che di cognome faceva Klossowski de Rola. Un conte polacco naturalizzato francese, artista, e molto più grande di lei. Ben 35 anni di differenza li separavano, ma insieme si completavano e questo traspare anche dalle molte immagini che li ritraggono insieme.
Setsuko
Setsuko vive oggi tra Parigi e il suo castello in Svizzera, Le Grand Chalet de La Rossinière, che è stato il buon retiro degli ultimi anni della coppia. Immerso in un bosco, è un’oasi al riparo dal frastuono della vita che forse le ricorda i luoghi del suo amato Giappone.
La mostra
Alle pareti delle sale sono esposti delicati dipinti che ripercorrono l’evoluzione artistica di Setsuko dagli anni Sessanta ad oggi. Gouache su carta e legno, acquarelli su carta.
Le dimensioni sono diverse, tutti però sono permeati di quella particolare sensibilità orientale dedita alla realtà delle piccole cose, all’intimità degli interni in cui si annodano e si svolgono le nostre vite.
È l’attenzione alle nature morte dell’arte occidentale, ma l’impostazione minimale nella visione dei fiori, degli animali e degli oggetti è l’interpretazione giapponese del mondo che ci circonda.
Le tele alle pareti raccontano di una vita vissuta con gli amati gatti e gli uccellini.
Natura morta con teiera giapponese del 2020,
è un’opera molto delicata e poetica, dipinta durante la pandemia, che nella sua apparente semplicità riflette una gioia e una maestria che soli i grandi artisti possiedono.
Le ceramiche
Questa mostra è anche una grande sorpresa perché i dipinti fanno da cornice alle opere in ceramica, bronzo e legno, collocate al centro della grande sala espositiva ed ispirate al mondo naturale.
L’esposizione infatti approfondisce la serie di lavori presentati nel 2019 alla Galleria Gagosian di Parigi ed intitolata Into the Trees. Setsuko lavora anche la ceramica ed ha il suo studio nel laboratorio di Benoît Astier de la Villatte a Parigi. Artista conosciuto a Roma quando era bambino a Villa Medici, ed oggi grande firma della ceramica. Le opere di Setsuko sono realizzate in terracotta e rivestite di uno smalto bianco lattiginoso.
Ricordano le ceramiche giapponesi Jōmon ( circa 10.500-300 a.C.) I temi sono alberi come le querce, le magnolie, i fichi, i limoni, le piante di vite e rosa.
Tronchi nodosi che si librano in torsioni plastiche arricchendosi di fiori, ghiande, frutti.
Anche queste sculture sono state create durante la pandemia, quasi ad esorcizzare la paura, mostrando la forza inesauribile della natura: dai tronchi nascono infatti germogli e frutti.
Presenti anche quattro candelabri in bronzo dipinto da cui emergono frutti e bacche.
Un’oasi di pace
È la ricerca nella quiete della natura, ma anche della sua forza imperitura nonostante le catastrofi e le intemperie che ci circondano: un incoraggiamento a guardare il mondo naturale intorno a noi che sempre nasce e si rinnova.
Una mostra nel centro di Roma, in luogo brulicante di gesti e rumori in cui si entra in silenzio e si resta come sospesi. Si osservano le sculture, i dipinti e si immagina questa minuta signora giapponese avvolta nei suoi kimono aggirarsi leggiadra nel suo castello svizzero, tra i suoi amati gatti e le teiere in porcellana blu della tradizione giapponese.
La lentezza dei gesti e la quiete di un mondo esente da inutili affanni ci trasportano in una dimensione sempre sognata: il viaggio perfetto in cui microcosmo e macrocosmo si incontrano nell’armonia del perpetuo divenire.
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