Nella zona di Roma Sud tra l'Eur, Garbatella, l'Ardeatina e l'Appia sorge l'ex borgata di Tor Marancia, nota per essere stata spesso protagonista della cronaca nera della Capitale. La borgata di Tor Marancia nasce alla fine degli Anni Venti, per ospitare gli sfrattati dei palazzi caduti sotto il piccone fascista ed i migranti provenienti da altre regioni. La zona in cui sorsero le prime casette era paludosa e malsana, soggetta alle inondazioni provenienti dal fosso di Tor Carbone detto anche la Marana. Le abitazioni erano piccole, affollate e con bagni comuni. Questa situazione portò la borgata ad assumere il nome di Shangai, la città cinese affollata e soggetta a periodiche inondazioni. Nel progetto di rivalutazione delle borgate, voluta nel dopoguerra dal Governo De Gasperi, tutta la zona fu ricostruita e bonificata tra il 1946 e il 1950.
Nel 2015 la Fondazione di Roma in accordo con il Comune di Roma, l'VIII Municipio e con l'associazione 999Contemporary Art hanno dato via al progetto, Big City Life, di rivalutazione dell'area di Tor Marancia, attraverso la creazione di un Museo condominiale. Ventidue murales eseguiti da artisti provenienti da tutto il mondo. Il lavoro è stato svolta fra l'8 gennaio e il 27 febbraio 2015, con 765 litri di vernice e quasi 1.000 bombolette spray utilizzate per realizzare i murales.
Pronta per questa nuova impresa, con l'occhio della storica dell'arte oltre che a quello della guida e della giornalista, parto alla scoperta della Street Art Romana. Con look underground armata di zaino, notes e penne al seguito, oltre all'immancabile macchina fotografica digitale, parto alla scoperta del Museo condominiale.
Prima di entrare nel condominio il Murales dell'artista di Hong Kong Caratoes ci avvisa: “Benevenuti a Shangai“. Un'immagine di una donna cinese che tiene in mano una Lupa simbolo di Roma. Analogia al nome del Lotto 1 nella città di Roma.
Mi fermo, rifletto e decido…no ancora non entro. Perché? Voglio vedere prima il Murales simbolo del quartiere “Il bambino Redentore” opera del francese Julian Seth. Un'opera struggente dedicata a Luca. un bambino vissuto e morto in quel cortile mentre giocava a pallone. Luca disegna una scala arcobaleno, è ripreso di spalle, la sua testa è nel cielo, le sue braccia appoggiate al parapetto del palazzo. Guardiano silenzioso, Luca osserva dal cielo l'evolversi del suo quartiere. Di certo non avrebbe mai immaginato che il suo palazzo avrebbe fatto parte di un Museo a cielo aperto, il primo al mondo.
Nei primi due palazzi si fronteggiano due Murales simbolo della vita dei condomini e dell'antico nome del Lotto 1: Shangai. Una mano gigantesca simile ad un patchwork si staglia su un fondale nero. Sulle palme sono rappresentati punti, curve, linee che tanto somigliano ad una mappa astronomica. E' la mano di Elisabetta, una condomina attualmente malata di Alzhaimer, probabilmente la donna neanche si rende conto di aver prestato la sua mano all'artista francese Philippe Baudelocque . Spesso le storie dei condomini sono state fonte di ispirazione per gli artisti partecipanti.
Di fronte alla mano di Elisabetta una Madonna che tanto ricorda l'icona di Vladimir, opera dell'ingegnere italiano Mr. Khevra Nostra Signora di Shangai, Richiami agli aggettivi della Vergine sono scritti in basso. La Madonna protegge e veglia su Tor Marancia. La storia racconta che una condomina guardando l'opera si rivolse all'artista dicendogli in romano: “A ragazzì ma nun è troppo cicciona sta Madonna?“. Il rapporto condomini/artisti non è stato sempre facile, tuttavia, col passare dei giorni si sono creati bei rapporti di amicizia.
Il mio giro prosegue tra palazzi colorati e murales che si aprono quasi a ventaglio. Assolo di Danilo Bucchi è un richiamo alla violenza contro le donne, come testimoniano le scarpe rosse indossate del personaggio. L'opera “Cascata” del tedesco Set One, è un magnifico crescendo di colori, come un climax, rappresenta un'animata discussione tra due condomini. Probabilmente Set One ha riprodotto in colori diversi il fiume di parole dei due protagonisti, pur non capendo la lingua.
Rimango colpita da un palazzo dipinto con una donna stile Lyberty che tiene in mano un diamante, circondata da un drago. Magnifico murales di Diamond. L'opera è intitolata hic sunt adamantes, un richiamo al noto hic sunt leones del mondo romano. La donna è Roma, il dragone analogia di Shangai,
Numerosi altri murales rendono gaio e decorato l'ambiente. Un senso di leggerezza mi pervade man mano che passo da un murales all'altro. Ad un tratto mi fermo davanti all'opera del filippino Jerico, La musica rock a tutto volume di un inquilino, non mi distrae da quella meraviglia: La distanza uomo natura. Evidente è il richiamo alla Sistina di Michelangelo. Stavolta le dita di Dio e quelle dell'uomo sono distanti, tra loro un ramo di pesco né impedisce il contatto. L'incomunicabilità e l'incomprensione di fronte al mistero uomo/natura.
Giro a sinistra, verso l'altra uscita del Lotto 1 per ammirare i murales sul retro. Mi fermo a guardare un ritratto struggente, una foto d'archivio di una ragazza sfollata, resa murales dalla maestria dell'australiano Guido van Helten: Io sono qui. Gli occhi languidi della donna, trasmettono disagio per aver perso tutto ciò che aveva: la usa casa a spina di Borgo ed il conseguente trasferimento a Tor Marancia. Un murales che diviene foto sabbiata, una foto d'epoca trasposta su di un muro. La donna non ha nome ma il suo sguardo è eloquente.
Rientro, mi aggiro ancora nei meandri del Lotto 1. Gli inquilini passano con cani al guinzaglio, qualcuno affacciato alle finestre osserva, ormai sono abituati a quell'andirivieni di turisti, guide e storici dell'arte come me. Guardano incuriositi, mi osservano scrivere e guardare i Murales e si chiedono cosa stia cercando nei dettagli che osservo e perché rimanga diverso tempo davanti ad ogni opera.
L'ultimo murales che attrae la mia attenzione è l'opera dell'americano Gaia dal titolo Spettacolo, rinnovamento, maturità. Un'opera particolare, ricorda il surrealismo di Magritte. In alto a sinistra un'arancia si libra in cielo, accanto una buccia di mandarino. Analogia del nome del quartiere? Gaia era rimasto incuriosito a vedere gli Italiani del Sud che camminavano sbucciando arance, un'affinità di ricordi? Beh, lasciamo ad ognuno una libera interpretazione. Sulla destra un busto di un uomo poggia su di un pesce. Le antichità italiche unite al tema delle inondazioni dell'ex borgata. Gli inquilini trovavano, a volte, qualche pesciolino portato in casa dalle inondazioni del fosso della Marana.
Esco, getto un ultimo sguardo sui tre Murales iniziali. La percezione di Vihls sembra guardare chi entra e chi esce dal Lotto 1. Proprio come l'occhio delle donne anziane che passano il loro tempo dietro le finestre. Rimetto tutto nel mio zaino a spalla: penna, appunti e macchina fotografica e me ne vado. Un ultimo sguardo va alla Torre di san Tommaso…sperando che prima o poi qualcuno si degni di restaurarla e di darle il giusto decoro.
Si prosegue alla scoperta dei prossimi Murales. Lascio alle mie spalle questi capolavori, sperando che l'usura del tempo sia clemente e ce li conservi il più possibile.
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