Palazzo Grassi a Venezia ospita fino all’8 gennaio 2023 la prima grande mostra personale in Italia dell’artista sudafricana Marlene Dumas.

La città lagunare aveva già avuto l’onore di esporre le sue opere nella Biennale del 1995 e nel 2015. È stata l’artista stessa, insieme alla curatrice della mostra Caroline Bourgeois a scegliere il titolo Open-end, quasi a rappresentare una sorta di illuminazione sulle possibilità della pittura. Open-Apertura/ End-Fine perché ogni fine può diventare l’inizio di qualcosa di nuovo.

Questa mostra non è una retrospettiva in senso cronologico ma un viaggio attraverso 100 opere datate dal 1994 ad oggi. Lavori che ci illustrano i temi apprezzati da Marlene Dumas. Quadri provenienti dalla Pinault Collection, da collezioni internazionali pubbliche e private, da Amsterdam e Utrecht.
Marlene Dumas: la biografia
L’artista Marlene Dumas nasce a Città del Capo il 3 agosto 1953. A 23 anni si trasferisce in Olanda, ad Amsterdam con una borsa di studio.
La sua prima personale intitolata Unsatisfied Desire è stata allestita ad Amsterdam nel 1982 presso la Galerie Paul Andriesse. Viene invitata nel 1993 a partecipare alla Biennale di Sydney. Nel biennio 2001-2002 è protagonista di una retrospettiva al Centre Georges Pompidou di Parigi. Nel 2008 le è stata dedicata una personale al Museum of Contemporary Art di Los Angeles. Vive e lavora ad Amsterdam.

Lo stile
Le fonti del suo lavoro sono fotografie personali e tratte da quotidiani e riviste. Dipinge anche molte scene erotiche con l’intento esplicito di turbare e scuotere il mondo dell’arte contemporanea. Lavora spesso con studenti, sottolineando che “insegnare è molto importante, non solo perché insegno ai ragazzi cose, ma soprattutto perché entriamo in dialogo, da cui emerge cosa vuoi realmente. Le cose emergono. Credo anche nel dialogo Socratico. L’arte è davvero qualcosa che si impara stando in mezzo alla gente.”

Arte mentale, politica, intimista. La Dumas è l’esponente di una corrente denominata Espressionismo concettuale. I suoi quadri hanno una carica erotica ed una energia provocatoria e dissacrante che si percepisce dalle sue pennellate veloci. Il desiderio è quello di mettere in discussione gli stereotipi della società contemporanea. Le sue opere toccano temi socialmente impegnati come il razzismo, l’apartheid, l’identità, l’amore, la violenza, la religione e la follia.

Forme sradicate dalla cultura di massa, immagini prese da fotografie per essere rielaborate e caricate di vita nuova. Pittura che scava tra i paradossi delle emozioni, scandagliando anche i temi più oscuri, senza perdere mai la tenerezza. Le immagini nelle sue opere giocano spesso sulla dualità vita/morte, erotismo/castità, rumore/silenzio, colore/bianco e nero, personale/universale.
Marlene Dumas: la sua filosofia
Appena entriamo nelle sale della mostra, abbiamo la sensazione di assistere a qualcosa di inafferrabile, sospeso, che fornisce un’anima ad ogni dipinto. Caroline Bourgeois, la curatrice della mostra a Palazzo Grassi ha spiegato in un’intervista che Marlene Dumas, nel panorama artistico contemporaneo, è forse l’artista che si assume più rischi. I soggetti, il modo di dipingere, i colori che usa, le dimensioni delle sue opere. Quadri monumentali e piccole tele in cui riesce però sempre a realizzare qualcosa di toccante che non può lasciarci indifferenti.

130 x 110 cm
Anzi, permette allo spettatore di fruire dell’arte nel modo più libero possibile esprimendo il proprio punto di vista. Pitture che nascono da immagini di seconda mano come polaroid e fotogrammi di film che generano nuove esperienze. Dipinti ispirati dall’attualità e dalla pornografia perché la filosofia dell’artista è la forza dirompente della pittura. Come dice lei stessa: “Lavoro molto con il colore, in modo molto intuitivo e spesso sfrutto anche il caso. Talvolta il colore è sporco, a volte è puro. Il colore e le diverse tonalità sono molto importanti, tutto nasce da particolari situazioni”.
I soggetti e la pittura
Marlene Dumas si prende molta cura dei suoi soggetti.
”C’è un’empatia con i miei soggetti, è come se ci fosse una storia d’amore con loro. Anche se il soggetto è triste e difficile, io devo stabilire un rapporto. Il nero non è una negazione ma un’affermazione di possibilità…

Dipingere ha una dimensione spirituale e anche molto fisica tra l’artista e la tela. Dipingere per me è qualcosa di primitivo, uso il mio corpo e il corpo crea il dipinto. È il gesto che decide. Io penso molto, conta la tensione del momento nel quale sono fisicamente con i materiali. Anche loro devono trovare la loro strada nel dipinto, vorrei che il quadro fosse come una danza che unisce la sensualità del gesto al pensiero, forse in questa combinazione sta il segreto della mia pittura”.
La mostra
È molto difficile scegliere i dipinti da mostrare al lettore, sono tanti e tutti profondamente interessanti. L’esposizione si apre con un’opera del 2018, Kissed. Un piccolo olio su tela di 30 x 40 cm. Un soggetto tenero e intimo come il bacio, che scuote le nostre emozioni. È tratto da un fotogramma del film Una gita in campagna del 1936 del cineasta francese Jean Renoir. Il cielo si riflette nel volto della donna, il viso è il paesaggio dove le emozioni si manifestano. Bisogna avvicinarsi per vedere i colori chiari e scuri unirsi per formare la figura di una coppia.

Turkish girl del 1999 è l’interpretazione di un’immagine pornografica in cui i colori accesi e l’immagine provocatoria obbligano lo spettatore a guardare la modella. Il corpo è in primo piano, senza pudore, ostentando le parti intime.

100 x 56 cm
Awkward del 2018 è un monumentale dipinto di 300 x 100 cm ispirato ad un’immagine che ritraeva su una coppa di terracotta proveniente dall’Antica Grecia, un uomo e un giovane. Figure stilizzate, di profilo, soprannaturali e umane. Possiamo immaginare una storia di incontro, gioia, scoperta, imbarazzo. Marlene Dumas ha paragonato quest’opera all’innamoramento, un momento nella vita ricco di significato, mistero e anche paura.

300 x 100 cm
Homage to Michelangelo
Homage to Michelangelo del 2012 è un tributo dell’artista al grande maestro fiorentino. Una rielaborazione dalla Pietà Rondanini. La scultura della Vergine Maria che tenta di sollevare il corpo del figlio morto per dargli nuova vita. È la madre che tenta disperatamente di riconciliarsi con la morte. I colori usati sono il bianco e il nero in una dicotomia di vita/trapasso che ben rappresenta il dolore e la sofferenza.

50 x 40 cm
Red Moon del 2007 si ispira all’Ophelia di John Everett Millais (1851-1852).

100 x 200 cm
Nella tragedia shakespeariana, Ofelia, distrutta dal rifiuto di Amleto perse il senno e si annegò.

76,2 x 111,8 cm
Chi può dire che la donna del dipinto della Dumas non stia semplicemente fluttuando libera nell’acqua, sospinta verso un destino di indipendenza invece che di sottomissione?
The Visitor
Una delle tele più iconiche della Dumas è The Visitor del 1990. Le grandi dimensioni dell’opera, 180 x 300 cm, ci accolgono nella sala e i colori forti, quasi psichedelici ci rendono partecipi della sfilata delle giovani donne protagoniste. L’ispirazione è una fotografia delle case di piacere olandesi. Opponendosi alla posizione dell’osservatore voyeur di fronte alle donne che si offrono alla vista degli avventori, in questo quadro l’artista pone lo spettatore dietro la sfilata delle donne in attesa del cliente che tra poco apparirà nel rettangolo di luce in fondo alla stanza.

180 x 300 cm
Dead Marilyn
Dead Marilyn del 2008 è una piccola tela basata su una foto dell’autopsia dell’attrice Marilyn Monroe pubblicata nel 1985 su un giornale olandese. È un ribaltamento dell’immagine dell’icona pop ritratta da Andy Wharol, una donna meravigliosa e fuori da ogni tempo. In questo caso viene ritratta deceduta, durante l’autopsia, mostrando tutte le fragilità nascoste dietro un’immagine artificiale.

40 x 50 cm
IPhone
IPhone del 2018 è la rappresentazione dell’oggetto protagonista delle nostre vite quotidiane. Come una volta era lo specchio di Velazquez in cui si ammirava la Venere, oggi è l’IPhone con cui facciamo i selfie, lo strumento con cui comunichiamo in una rete sempre più globale che azzera il tempo e lo spazio. Che fa diventare tutti attori delle nostre miserie quotidiane!

30 x 40 cm
Hierarchy
Hierarchy del 1992 è ispirato ad un fotogramma del film Ecco l’impero dei sensi di Nagisa Oshima del 1976. Una pellicola che ha come sfondo l’ossessione erotica con un finale cruento. È la donna in questo dipinto che tiene in mano la situazione, come le donne di Marlene Dumas che si assumono sempre la responsabilità delle proprie azioni.

40 x 55 cm
Impressioni
La potenza misteriosa che ci trasmettono le opere di Marlene Dumas lungo le trentatré sale di Palazzo Grassi, è il filo conduttore del nostro percorso. L’artista, con le sue opere dirette, il suo linguaggio esplicito, tocca tutti i temi dell’attualità, della politica, dell’antropologia. Per scavare nelle tematiche più profonde della nostra esistenza come amore, morte, passione, sessualità, disagio.
Sostare di fronte ai suoi quadri ci trasporta verso il desiderio di sapere, approfondire ed interrogarci.
Un grande merito che scaturisce dall’amore e dalla dedizione di Marlene Dumas per il proprio lavoro, la propria arte.
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