LE CENTO SICILIE
Taormina a Palazzo Ciampoli ospita fino al 14 novembre 2021 la mostra collettiva “Le cento Sicilie. Il più ibrido dei continenti“. Ingresso libero. L’idea è di Giuseppe Vella. Il progetto espositivo di Diego Cavallaro. L’organizzazione compete al Parco archeologico Naxos. Dodici artisti tutti figli dell’isola, anche se appartenenti ad aree diverse e a varie generazioni.
Bufalino, La luce e il lutto
Bisogna rileggere le analisi antropologico/culturali di Gesualdo Bufalino per interpretare le motivazioni del titolo che intrecciano il filo conduttore della rassegna. Lo scrittore infatti sosteneva l’irripetibile ambiguità psicologica e morale insita in ogni siciliano. Così come nell’isola si mischiano lutto e luce. Dove è più nero il lutto, ivi è più flagrante la luce. E ancora. La Sicilia in sé ne contiene tante. Vi è la Sicilia verde del carrubo, quella bianca delle saline, quella gialla dello zolfo, quella bionda del miele, quella purpurea della lava. Ce n’è abbastanza per chiamare in causa autori provenienti dall’area orientale e da quella occidentale dell’isola: Alessandro Bazan, Giovanni Bianco, Barbara Cammarata, Giuseppe Colombo, Emanuele Giuffrida, Giovanni Iudice, Giovanni La Cognata, Filippo La Vaccara, Franco Polizzi, Ignazio Schifano, Samantha Torrisi e William Marc Zanghi.
Bazan
Il suo percorso pittorico inizia dalla reinterpretazione dell’opera di Guttuso e dall’utilizzo di referti pop e cinematografici. “La mia pittura”, spiega l’artista, parte da “una visione un po’ drone ma sempre ad altezza umana, ravvicinata che permette di cogliere i dettagli”. Un’interpretazione antinarrativa del mondo. Priva di un centro. Dove persone architetture ambienti si addensano coesistono e insieme si fronteggiano mediante tonalità non mimetiche.
Giovanni Iudice
Paragona i suoi lavori ad una sorta di disco che gira al contrario. Per osservare il carnaio umano che rovina la vita. Una sorta di amarcord per partorire dalla sua memoria il mondo dell’infanzia. Scorci paesaggistici della Sicilia che si innestano nella Liguria. Una resa pittorica intensa. Dettata da una visione interiore anche se nel quadro non manca l’esaltazione del particolare.
Giovanni La Cognata
L’ombra che insegue la luminosità e viceversa, emerge nei muri a secco nelle figure nei nudi distesi nei frammenti architettonici. In una luce diretta sfrontata proterva, come scrive Marco Vallora. Tra l’azzurro sfacciato del cielo e il giallo riarso dei campi estivi.
Franco Polizzi
E’ l’artista, che ha riletto la grande tradizione della pittura di paesaggio, gli impressionisti Bonnard Cézanne, per citarne alcuni, fa parte di coloro che credono nell’arte. Quella che non ha mai rinnegato la cadenza artigianale del dipingere. “La pittura è qualcosa che si fa con le mani, oltre che con la testa e col cuore” sostiene. Quella che rimane fedele alla propria vocazione. Anche a costo di essere giudicata desueta. Vocazione che si alimenta, si nutre, si esprime reinventando il paesaggio che gli appartiene. Paesaggio ora solare ora serale immerso nella sicilianità in cui vive. Filtrato da un occhio che sa cosa vedere, per andare oltre il valico della mera riproduzione visiva.
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