Cosa succede quando si tiene nascosto il proprio talento? Nella peggiore delle ipotesi, niente! Ma non per tutti è uguale, o almeno così non è accaduto a Vivian Maier, fotografa statunitense scoperta solo dopo la sua morte nel 2009.
![vivian-maier-self-portrait](https://i0.wp.com/www.artistanews.com/wp-content/uploads/2016/11/Vivian-Maier-Self-Portrait-300x300.jpg?resize=300%2C300&ssl=1)
Sembra quasi un romanzo a lieto fine, la storia di vita, non poi così lontana da noi, di Vivian Maier, nata nel 1926 a New York. Quanti grandi talenti infatti, rimangono nell’ombra nella nostra società ancora oggi? Forse troppi.
A volte però, destino vuole che sia fatta giustizia, è proprio il caso di dire: meglio tardi che mai per questa donna sensibile e indipendente che non amava essere al centro dell’attenzione. La sua passione per la fotografia si fa sentire sin da piccola. Osservando una cara amica fotografa della madre infatti, decide presto di abbandonarsi al fascino dell’obiettivo.
Incomincia da subito a viaggiare e, al tempo stesso si mantiene lavorando come bambinaia, mestiere che non ama particolarmente, ma che le permette di andare avanti per molti anni.
Nel 1951 compra la sua prima macchina fotografica, una Rolleiflex professionale, con la quale scatta per tutto il Nord America. A Chicago trova sistemazione presso i coniugi Gensburg, che le offrono lavoro e una parte della casa tutta per se tra cui anche un bagno privato, che Vivian trasforma presto nella sua “camera oscura” per sviluppare i negativi.
Ogni occasione è buona per scattare fotografie, soprattutto immortalare la vita quotidiana della sua città, quella dei bambini, dei lavoratori, e dei mendicanti.
Ma è anche la voglia di viaggiare che offre a Vivian molte possibilità di osservare silenziosamente la gente, i loro sentimenti e gli stati d’animo dettati da occhi espressivi. Per sei mesi infatti, intraprende un viaggio che la porta dalle Filippine alla Thailandia, dall’India all’Egitto fino all’Italia.
Una vita da grande lavoratrice che però, ad un certo punto, viene sconvolta da molti ostacoli. Vivian si ritrova senza lavoro e con gravi problemi economici. Ma ancora una volta tiene nascosti i suoi rullini e le sue numerose stampe.
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Nel 2008, Vivian Maier, cadendo sul ghiaccio, viene ricoverata e trasferita in una casa di cura. Morirà poco dopo, e insieme a lei, il suo talento e la sua arte.
Come il più bel film che si rispetti però, arriva il momento del colpo di scena. Nel 2007, poco tempo prima della sua morte infatti, un ragazzo di Chicago, John Maloof, volendo fare una ricerca sulla città, compra all’asta per 380 dollari, un box pieno di oggetti tolti per legge a quella donna sconosciuta che non poteva più permettersi di pagare l’affitto.
Proprio in quel luogo il giovane trova una vecchia scatola contenente un po’ di tutto: oggetti, vestiti, scontrini e centinaia di negativi e rullini. Dopo molte indagini Maloof scopre il nome dell’autrice di quelle meravigliose immagini. Si, proprio lei Vivian, che non aveva mai condiviso la passione e il suo grandioso dono con nessuno.
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Le sue foto fanno parte di quella categoria che oggi chiamiamo “street photography” (fotografia di strada), e altre caratterizzate dall’uso di specchi, vetrine di negozi e qualsiasi altro tipo di superficie riflettente.
Grazie a John Maloof, la voce di Vivian si sente ancora, ma con un’umiltà rara che traspare anche dai volti dei protagonisti dei suoi lavori, quasi sempre bambini.
Una storia di arte silenziosa che ci insegna a non “gridare” troppo le nostre emozioni, ma a viverle più intimamente possibile, senza per forza ossessivamente condividerle con gente che, a volte, nemmeno conosciamo. In una lettera ritrovata, la Maier scrive ai “suoi” bambini:
” Ho fotografato i momenti della vostra eternità, affinchè non andassero perduti”.
![vivian-maier-street-scene-10](https://i0.wp.com/www.artistanews.com/wp-content/uploads/2016/11/Vivian-Maier-street-scene-10.jpg?resize=569%2C569&ssl=1)