Il monumentale palazzo Albertoni Spinola in Piazza Campitelli a Roma, ospita nella Galleria Mattia De Luca una splendida mostra dedicata al pittore bolognese Giorgio Morandi. Dal 30 aprile al 2 luglio 2022, sono esposti circa una quarantina di dipinti e opere su carta. È il percorso artistico di Morandi dagli anni Venti ai primi anni Sessanta. La mostra è curata da Marilena Pasquali che è anche la fondatrice e direttrice del Centro Studi Giorgio Morandi di Bologna. L'esposizione proseguirà poi dal 15 ottobre al 15 dicembre 2022 nella sede newyorkese della Galleria. La raccolta di opere del maestro sarà ulteriormente arricchita in quell'occasione.
Il Tempo ritrovato
Il Tempo ritrovato è il titolo della mostra. Una sensazione di serenità ed armonia ci avvolge appena entriamo nella prima delle tre sale espositive. Le nature morte, i paesaggi e i vasi di fiori comunicano però allo stesso tempo una grande forza ed un equilibrio rari. Giorgio Morandi era un uomo che ha vissuto le due Guerre Mondiali, la disillusione e il disordine di un mondo in disfacimento. La sua solitudine, la vita nella casa di Bologna in via Fondazza con la madre e le sorelle era il mondo dove potersi rifugiare tra i suoi oggetti, piccole certezze di un mondo in bilico.
Come se i protagonisti delle sue tele, quei manufatti di uso quotidiano dalle forme solide, salde, assemblati in maniera diversa ma sempre coerente, rappresentassero per l'uomo prima che per il pittore, un mondo ordinato, in un'armonia difficile da trovare al di fuori della sua dimensione di artista.
Giorgio Morandi
Giorgio Morandi (Bologna, 20 luglio 1890- Bologna, 18 giugno 1964), uno dei protagonisti della pittura italiana del Novecento e grande incisore, ha sempre vissuto nella città emiliana in via Fondazza. Nel 1960 fu costruita la casa estiva in campagna a Grizzana dove amava trascorrere e dipingere nei suoi ultimi anni di vita. Come scrive l'artista: “ Fin da ragazzo dimostrai grande passione per la pittura, passione che col crescere degli anni divenne sempre più forte”. Si iscrisse quindi all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Anche se non si mosse mai dalla sua città, fin dagli anni giovanili guardava alle opere di Paul Cézanne, André Derain, e Pablo Picasso.
All'inizio della sua carriera fu vicino ai Futuristi e divenne un esponente della scuola metafisica con Carlo Carrà e Giorgio de Chirico. Nel 1920 si è avvicinato al gruppo Valori plastici in cui ha sottolineato la fisicità degli oggetti, sotto la forte influenza di Cézanne. La sua fama è infatti legata alla riproduzione di semplici manufatti di uso quotidiano come bottiglie, tazze, caffettiere, fiori e ciotole dipinti con pochi colori. Insieme alla pittura Morandi ha sempre portato avanti la passione per l'incisione.
Il mondo di Giorgio Morandi
La curatrice della mostra Marilena Pasquali definisce così la forza dell'arte di Morandi: “Metteva il reale tra parentesi per riuscire a viverlo. Prendere le distanze dal mondo per poterlo abitare, per accettarlo senza perdere autonomia di pensiero e umanità di comportamento. Sosteneva l'importanza della sospensione, la necessità dell'attesa, il bisogno di distacco”.
“Raramente un artista ha saputo trasmettere tutto questo, ragione e sentimento fusi insieme, come ha fatto Giorgio Morandi con le sue composizioni di oggetti, i suoi scorci di natura, i suoi fiori di seta, immagini in apparenza così neutrali e così forti, così vuote di uomini e così colme di umanità”.
Morandi artista in equilibrio
Morandi è un artista sempre in equilibrio sulla soglia di un tempo e di un mondo che cambiano a grande velocità e come tale è oggi più che mai attuale in questo tempo dinamico, inafferrabile e spesso incomprensibile.
In questi momenti difficili di pandemia e di guerra, il suo messaggio di sopravvivenza appare il monito di un antico maestro dalla sapienza innata.
Roberto Longhi, il critico che lo apprezzava molto e lo conosceva bene ci aveva fatto conoscere i pittori antichi che lo avevano influenzato: Giotto, Masaccio, Piero della Francesca, Bellini, tiziano, Chardin, Corot, Renoir, Cézanne. La lista non comprende i nomi di Botticelli, Pollaiolo e Michelangelo. Forse perché come diceva Roberto Longhi: “Morandi si metteva sulla difensiva dovunque vedeva anche un sospetto di eloquenza, di agitazione, di retorica della violenza fisica, della forza, del titanico.
Ancora l'attualità di Morandi, uomo di pace, dialogo e rifiuto di conflittualità. Non vi sono esseri umani nelle sue opere, forse deludenti, sicuramente responsabili di orrori e violenze come la guerra.
Il pittore di bottiglie
La critica che lo aveva spesso definito “un volgare pittore di bottiglie” non aveva capito la portata del suo linguaggio universale in cui le bottiglie, i vasi, le tazze, le povere cose polverose non sono più gli oggetti di uso quotidiano ma vengono decontestualizzati per assumere un significato universale, metafisico, in un gioco di spazi dove la forma è il simulacro dell'anima dell'artista.
Pittura sospesa quella di Morandi, pittura senza tempo. Non vi sono riferimenti temporali o spaziali. La bottiglia assume ogni volta un aspetto diverso a seconda dello stato d'animo dell'artista che la accosta ad altro come una musa ispiratrice sempre identica ma sempre diversa.
Mattia De Luca
Mattia De Luca, il giovane gallerista che da quattro anni anima questo nuovo spazio espositivo che porta il suo nome, si è dedicato ad esposizioni dedicate agli artisti del Novecento. Ha maturato l'idea della mostra dedicata a Giorgio Morandi durante il primo periodo del lockdown dovuto alla pandemia.
“Il malessere vissuto in quei giorni mi ha fatto guardare Morandi con un altro occhio. Mi comunicava una sensazione di sospensione, come se qualcosa si fosse fermato e in quel momento il mondo era così. Il tempo sospeso, due anni di disastro e ora la guerra… Abbiamo scelto appunto opere che rispecchiano la tristezza, l'indecisione, la paura e poi la luce, la rinascita, i colori quando i brutti momenti passano.”
Le opere in mostra
Difficile scegliere le immagini delle opere da mostrare, mi piacerebbe pubblicarle tutte perché ognuna è un mondo di poesia e di essenzialità, quindi non vi resta che visitare l'esposizione e partecipare ad una piccola epifania che sicuramente vi arricchirà di serenità e di pensiero.
Una mostra che ci prende per mano e attraverso piccoli capolavori ci conduce in un mondo sereno, senza inganni, solido, un angolo in cui trovare rifugio per estraniarci dalla violenza e dal delirio che ci circonda.
La madeleine di Proust
E permettetemi una piccola annotazione personale. Nella sala dedicata alla selezione di disegni ed incisioni ecco apparire il Paesaggio (Casa a Grizzana) del 1927.
Come la madeleine di Proust che fa affiorare ricordi ed avvenimenti che sembravano dimenticati, si tratta dell'immagine della stessa casa che per un'esercitazione scolastica alle scuole medie avevo copiato e riprodotto con inchiostro di china. Un disegno che incorniciato a giorno è ancora presente nella casa di mia nonna. Perchè avevo scelto proprio quell'immagine? Perché nella sua essenzialità e nel suo rigore vi avevo trovato qualcosa di magico e misterioso. Forse nella mia immaginazione infantile appariva una casa incantata nella natura, come per il pittore, che amava soggiornare e lavorare in quel luogo.
Piccole coincidenze che ci fanno capire che nulla avviene per caso.
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