E’ da poco uscito sulla piattaforma in streaming Hulu il reboot di Animaniacs , storica serie di animazione nota per essere stata prodotta da Steven Spielberg ne la sua Amblin Entertainment in collaborazione con Warner Bros Animation negli anni 90′. Andiamo dunque a scoprire cosa è stato questo show di intrattenimento amato dai bambini ma anche dagli adulti, iniziando questo breve viaggio nel nome dell’ irriverenza della parodia animata. Andiamo alla scoperta degli ANIMANIACS.
Noi siamo gli Animaniacs, tre birboni a tutto gas
Così iniziava la sigla dello show che andò in onda tra il 1993 e il 1998 su Fox e WB Television. Italia arrivò solo nel 1996, ma riuscì a diventare un piccolo culto anche nel nostro paese.
La serie fu ideata da Tom Ruegger, il quale aveva già collaborato con Spielberg e la Amblin nel ramo dell’animazione qualche anno prima, creando I favolosi Tiny una serie ispirata ai classici Looney Tunes , proponendo però una sorta di loro alter ego bambini , accomunati dalle gag splapstick, dalla destabilizzazione di ogni legge della fisica, dai continui litigi a suon di oggetti contundenti e da una buona dose di satira e rimandi alla cultura hollywoodiana del momento.
Gli Animaniacs prendono le mosse proprio dal lavoro fatto con I Favolosi Tiny ma compiendo un ulteriore passo in avanti.
Siamo i due fratello Warner e la sorellina Dot
Anziché ricorrere all’iconografia dei classici Looney Tunes, Ruegger ipotizza che negli anni 30′, periodo in cui Chuck Jones, Tex Avery e i grandi disegnatori della Warner Bros inventavano e creavano Bugs Bunny e compagnia, un anonimo autore avesse dato vita a tre nuovi bizzarri personaggi, così estrosi ed eccessivi da perderne il controllo, e quei personaggi erano nientemeno che i Warner Brothers (e la Warner Sister, come aggiungerebbe Dot).
Riprendendo direttamente il nome dei famigerati fratelli fondatori della casa di produzione omonima, Yakko, Wakko e Dot Warner fuoriescono letteralmente dai fogli di carta su cui sono stati disegnati facendo la loro carica distruttiva irriverente e anarchica, vengono però catturati e rinchiusi nell’altissimo serbatoio idrico su cui sono incise le iconiche iniziali WB, e qui restano prigionieri per circa 50 anni fino a quando non riescono ad evadere e…la serie può dunque iniziare.
Siamo animali, matti più che sani (e chi non ha problemi?)
Questa surreale premessa era raccontata sotto forma di un prologo in bianco e nero prima della sigla, introducendo così lo spettatore nell’atmosfera delirante e assurda che lo show avrebbe contenuto . Ma , al netto di tutto, cosa sono esattamente Yakko, Wakko e Dot?
Questa domanda non ha in realtà, una vera risposta. Nonostante il dottor Scratchansniff, il nevrotico psichiatra tedesco che ha l’ingrato compito di controllarli li definisca “scimmie”, la verità è che non sono davvero identificabili con nessun animale specifico.
La loro fisionomia è ispirata a Oswald, Felix The Cat, Bosko e Buddy, tutti protagonisti di storici cartoni animati degli anni 20′ e 30′, censurati e relegati nel dimenticatoio a causa di gag e situazioni ritenute a posteriori esplicitamente razziste e offensive. Ed è proprio partendo da questo dato che si può intuire almeno che cosa rappresentano realmente i tre fratelli Warner, ovvero una vera e propria incarnazione della parodia animata.
Che banda di animali, so che li amerai anche tu
I tre sono infatti, nella finzione della serie, un cartone animato così eccessivo e sfrontato che è stato tenuto sotto chiave per cinquant’anni e che finisce per esplodere nel mondo esterno con tutta la sua carica eversiva e iconoclasta. I Warner sono l’estremizzazione di tutti i loro illustri predecessori, sono la rivincita di ogni cartone censurato o edulcorato che non riesce a starsene relegato in un magazzino e irrompe nel mondo reale destabilizzando chiunque incappi sulla sua strada.
E la serie è realmente così. Uno degli aspetti che più hanno contribuito al suo successo è proprio la geniale combinazione di un prodotto in grado di fare breccia tra il pubblico di bambini ma il cui contenuto è potenzialmente più indirizzato agli adulti. Si gioca con film famosi, riferimenti pop e anche non poche allusioni a sfondo sessuale.
Un’operazione che viene fatta a carte scoperte, utilizzando sovente la tecnica della rottura della quarta parete, ammiccando allo spettatore e puntualizzando i momenti che dovrebbero essere ritenuti scorretti e censurabili.
Birboni a tutto gas, facciamo scherzi a molte star
Quello che viene fuori è un bizzarro calderone di ingredienti dove ci si fa beffa di tutto e tutti, da attori hollyoodiani contemporanei a personaggi storici celebri e da Albert Einstein a Pablo Picasso passando per Jerry Lewis e Stalin fino a La Morte e Satana tutti finiranno sotto le forche caudine dei terribili fratelli Warner.
In Hooked by a Ceiling per esempio, Yakko, Wakko e Dot decidono di aiutare nientemeno che Michelangelo a dipingere la volta della Cappella Sistina.
L’episodio inizia come una sorta di lezione di sdtoria dell’arte in cui un burbero narratore caccia in malo modo le Tartarughe Ninja, comparse al nominare i grandi artisti loro omonimi, e finisce con Yakko, Wakko e Dot che mostrano al committente della Cappella, che ha le fattezze di Steven Spielberg, l’ultimo pezzo di affresco realizzato, dove al posto della Creazione di Adamo campeggia l’unione delle dita tra Elliot e E.T. Pura anarchia narrativa in forma animata.
Sviscerare ogni genialità compiuta dagli Animaniacs sarebbe eccessivamente lungo, per comodità ci limiteremo a un breve exurcus in 5 occasioni in cui hanno raggiunto vette sublimi dell’irriverenza della parodia animata.
Numero 1: La guerra lampo dei fratelli Warner
E’ difficile pensare che creando gli Animaniacs Ruegger e Spielberg non abbiano pensato ai Fratelli Marx, il celebre gruppo comico capeggiato dal baffuto Groucho insieme ai fratelli Chico, Harpo, Zeppo e Gummo, nonostante questi ultimi due lasciarono lungo la strada la formazione, rendendola celebre come terzetto, e che negli anni 30′ rivoluzionarono completamente il modo di fare comicità tra intricati giochi di parole e gag surreali.
I Marx Bros, e Groucho in particolare, furono una ispirazione fondamentale per Bugs Bunny e per la comicità dei Looney Tunes, e dunque per discendenza diretta il loro stile perfido e verboso arriva fino agli anni 90′ con i tre Warner, che li omaggiano dichiaratamente in King Yakko, parodia del più celebre lungometraggio della filmografia marxiana, Duck Soup, più noto da noi come La Guerra Lampo dei Fratelli Marx.
Se nell’originale Groucho, alias Rufus T. Firefly, diventava il nuovo primo ministro del piccolo staterello mitteleuropeo di Freedonia finendo per scatenare una guerra con la confinante Sylvania in una pungente satira della follia totalitarista, qui Yakko diventa il nuovo re del regno di Incudinia, finendo per disputare una guerra, ovviamente a suon di incudini, con la vicina Dunlikus, il cui tronfio dittatore ricorda vagamente l’infido ambasciatore Trentino di Duck Soup. Il tutto con intermezzi canori da operetta e gag surreali di cui i Fratelli Marx sarebbero stati fieri.
Numero 2. Gli Stunt – Uccelli
Oltre ai tre Fratelli Warner la serie è popolata da altri personaggi ricorrenti. In questo caso i protagonisti sono i tre Picciotti (Goodfeathers in originale) e già qui siamo di fronte ad una brillante parodia. I tre buffi piccioni, Bobby, Pesto e Squit, sono infatti sono gli alter ego in becco e piume di Ray Liotta, Robert De Niro e Joe Pesci in Quei Bravi Ragazzi (Goodfellas) e non a caso parlano con accento italo-americano (siciliano nel doppiaggio italiano), si atteggiano con arie da duri, hanno il loro quartier generale sulla statua di Martin Scorsese e servono un boss, il Gran Picciotto, che ricorda Marlon Brando nel Padrino (più comprensibile nel gioco di parole Godfather /Godfeather)
Nell’episodio Birds on a Wire i tre pennuti decidono di diventare stelle del cinema e raggiungono un set dove si sta girando Gli Uccelli, con tanto di caricatura alla regia di Alfred Hitchock, caratterizzato dallo stesso flemma verbale che manifestava nei corti “Alfred Hitchock presenta”, il cui aiuto-regista è un certo Norman che ha ovviamente le fattezze di Anthony Perkins.
Ingaggiati controfigure, finiranno per prendere parte alle sequenze più note della pellicola hitchcockiana, finendo per essere picchiati e percossi senza pietà da Tippi Hedren, in barba a qualunque trucco cinematografico, e uscendo così lividi e scornati dall’esperienza.
Numero 3. Do you hear the poodles bark?
Altri due personaggi ricorrenti della serie, anche se molto meno usati nell’economia dello show, sono la gattina Rita e il cagnone Runt. Entrambi randagi, lei ha in originale la voce vellutata, soave e sensuale di Bernardette Peters e sogna di trovare un posto caldo che la ospiti, lui è invece ispirato a Dustin Hoffman in Rain Man ,è discretamente tonto, tanto da non rendersi conto che la compagna di avventure è un odiatissimo felino, ma di buon cuore e la aiuta a girovagare in cerca di una meta.
Uno dei loro episodi più celebri è una rilettura di Les Miserables, che attinge più al musical di Alain Boubil che al romanzo di Victor Hugo, e chiamato per l’appunto Les Miseranimals.
Rita vive con altre gatte di strada nel cortile in una trattoria nella Francia del 1800 dove il proprietario medita di usare carne di felino per dare più sapore alle sue pietanze, in una parodia che richiama la vicenda di Cosette con una tocco alla Sweeney Todd, mentre Runt, per l’occasione Runt Val Runt, è evaso da un canile con la gravissima accusa di aver rubato un osso e ha il feroce mastino nero Camembert sulle sue tracce, nonostante la sua missione sia ovviamente quella di salvare Rita.
L’episodio è ovviamente inframezzato da canzoni che si rifanno direttamente a quelle del musical di cui il momento più alto è l’incedere di un’armata di barboncini guidata da Val Runt contro il ristorante-prigione, in cui Do You Hear The People Sing? diventa Do You Hear The Poodles Bark?
Numero 4. Apocalypse Warner
Torniamo ancora ai tre indomabili fratelli Warner, questa volta alle prese con un capolavoro cinematografico quale Apocalypse Now, rilettura di ambientazione vietnamita del romanzo di Joseph Conrad Heart of Darkness.
L’allucinato viaggio nei reconditi più oscuri della natura umana alla ricerca di un misterioso individuo che ha rifiutato la civiltà rifugiandosi tra la natura più ostile e primordiale e diventando un idolo pagano, viene rivisitato dagli Animaniacs con la consueta verve sarcastica in Hearts of Twilight.
Introdotto e inframezzato da una voce narrante che annuncia e declama l’inizio, il mezzo e la fine della storia, che fa ovviamente il verso a The End dei Doors e che si scoprirà effettivamente essere cantata da una caricatura di Jim Morrison, l’episodio vede Yakko, Wakko e Dot ingaggiati dal loro nevrotico e burbero presidente presidente per fermare un famigerato regista che sta sforando il budget del suo film poichè in crisi con il finale.
Le citazioni e i rimandi alla pellicola si sprecano, dalla voice over gravosa e seria di Yakko che racconta e commenta il loro viaggio nell’Orrore degli Studios alla tribù di ragionieri folli asserviti al regista come i guerriglieri di Kurtz. C’è anche lo strambo fotografo con bandana rossa, caricatura del logorroico personaggio interpretato da Dennis Hopper e infine il misterioso regista, calvo e massiccio come Marlon Brando, che registra nell’ombra “Ho visto una lumaca che strisciava attraversando le rotaie” per poi essere fermato dai Warner con il loro metodo preferito, la martellata in testa.
Numero 5. Una scoiattola nell’Antico Testamento
Conoscimo infin un altro personaggio ricorrente, estremo e socialmente pericoloso quanto i Warner Bros, ovvero Vera Pesta (Slappy Squirrell), un’ arzilla ed energica scoiattola, un tempo diva dei cartoni animati in stile Looney Tunes, ora comodamente in pensione nella sua casa- albero di noci, ma sempre pronta ad imbracciare ombrello e dinamite contro il cattivo di turno.
Scorbutica e sarcastica, Vera è spesso protagonista di segmenti caratterizzati da uno humor particolarmente cinico e beffardo.
In Bumbie’s mum, pur di far passare al nipotino Cocco (Skippy) il trauma subito dalla morte della mamma di Bambi, parte con lui per andare a trovare l’attempata attrice cerbiatta per dimostrargli che è viva e vegeta, in Woodstock Slappy se la vedrà nientemeno che con Jimi Hendrix, gli Who e le altre band sul palco del grande Festival Rock del 1969.
Ma forse il suo momento più aulico, e mai aggettivo potrebbe essere più azzeccato, è il corto che la vede come guardiana del Giardino dell’Eden per impedire ad Adamo ed Eva di cadere negli inganni del Serpente in Guardin in the garden.
Forse soltanto gli Animaniacs potevano, con l’arma irriverente della parodia, trasformare un episodio biblico in un cartone in stile Wile. E. Coyote, e farlo finire in prima serata in uno show per bambini.
Due topi alla conquista del mondo
Al termine del nostro percorso meritano però almeno una piccola menzione d’onore quelli che sono forse i due personaggi più geniali dello show, Mignolo e Prof (Pinky and the Brain), due topi da laboratorio, l’uno idiota e naiv, l’altro intelligente e mefistofelico, il cui obiettivo è conquistare il Mondo. Non ci siamo addentrati in nessuno dei loro episodi, ma è interessante far rilevare come in originale la voce di Prof sia ispirata a quella profonda e impostata di Orson Welles, che viene spesso omaggiato nei loro corti.
Animaniacs – Those are the facts.
Gli Animaniacs hanno dimostrato brillantemente come la satira e la parodia possano convivere anche in un prodotto fruito dai bambini, e in tempi di forti limitazioni artistiche e soventi polemiche sul politicamente corretto, piove quasi come una manna dal cielo il loro reboot, sempre prodotto da Spielberg, e di cui è visibile su Youtube il promo, divertente autocitazione di Jurassic Park, in cui lo stesso regista nei panni di John Hammond presenta il “ritorno in vita” dei tre pestiferi fratelli agli interdetti Alan Grant, Ellie Suttler, Ian Malcom e Donald Gennaro (che rappresenta con una spilletta la piattaforma Hulu)
Gli ingredienti per non deludere le aspettative parrebbero esserci tutte. Animazione tradizionale in 2D, lo stesso cast di doppiatori e soprattutto una salutare e massiccia dose di parodia e sarcasmo. Attendiamo dunque fiduciosi il suo nuovo sdoganamento in Italia, sperando che possa sopravvivre agli anni 20′ del 2000. Di prodotti come Animaniaca oggi ce n’è bisogno più che mai.
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