Amazônia, la mostra ideata dal grande fotografo brasiliano Sebastião Salgado, è un’opera completa che travalica l’ambito della fotografia. È messaggio politico, denuncia civile, opera d’autore, spettacolo onirico. E molto altro. È il lavoro di un artista che attraverso meravigliose immagini al limite della perfezione della ricerca estetica vuole sensibilizzare. Non dobbiamo rimanere indifferenti di fronte allo scempio e alla distruzione che si sta compiendo ai danni dell’Amazzonia, il più grande polmone verde del mondo. Le conseguenze di queste azioni comporteranno la distruzione del pianeta terra se non verrà fatto nulla per salvaguardarla. Vogliamo ricordare che la dimensione della foresta amazzonica è circa 14 volte superiore a quella dell’Italia.

La mostra al Maxxi di Roma
La mostra Amazônia è ospitata al Museo Maxxi di Roma dal 1 ottobre 2021 al 13 febbraio 2022. È il frutto di 7 lunghi anni di lavoro, di migliaia di fotografie scattate durante 48 spedizioni che comprendevano autisti, conducenti di piroghe, interpreti e cuochi. Sono state selezionate 200 fotografie che come dice Salgado stesso “rappresentano un’ Amazzonia ben precisa, viva, incontaminata, ossia la parte più consistente.... C’erano anche altre fotografie che rappresentavano l’Amazzonia distrutta dal fuoco e dalle devastazioni ma questi aspetti non facevano parte dell’idea del progetto. L’idea era rappresentare l’Amazzonia in modo che le persone potessero comprendere quanto sia fondamentale e quanto abbia bisogno di essere protetta.”

Sebastião Salgado
Sebastião Salgado (Aimorés, 8 febbraio 1944), il grande fotografo brasiliano considerato uno dei più rappresentativi del nostro tempo anche per l’impegno civile, umanitario e sociale che lo contraddistingue, ha compiuto studi universitari di economia e statistica.

Agli inizi degli anni ’70, mentre lavorava per l’Organizzazione mondiale del Caffé, inizia ad interessarsi di fotografia. La passione amatoriale si trasforma ben presto in una professione e in un progetto di vita insieme alla moglie Lélia. Interessato ai cambiamenti politici, climatici, ambientali ed economici che condizionano la vita dell’uomo, il suo interesse primario è quello di denunciare le ingiustizie e ritrarre le persone che raccontano storie di sofferenza e prevaricazione. La fotografia è testimonianza, denuncia, solo conoscendo si può intervenire, aiutare e trovare delle soluzioni.

I viaggi
Nel 1973 realizza un reportage sulla siccità nel Sahel, in Africa, poi sarà in Angola e Mozambico per la guerra coloniale. In America latina, negli anni ’80 documenterà la vita nelle campagne. Negli ultimi vent’anni la sua ricerca si è concentrata sui luoghi incontaminati del pianeta, inseguendo angoli non ancora depredati dall’uomo per mostrarci la bellezza e la potenza della natura. È il progetto “Genesi“ e la mostra Amazônia è la continuazione di questo cammino in viaggio attraverso il pianeta terra.

Il processo creativo di Amazônia
È stato un lavoro duro e faticoso per i lunghi anni della gestazione ma soprattutto per le difficoltà burocratiche incontrate per entrare in contatto con le popolazioni che vivono all’interno della foresta in luoghi impervi e complicati da raggiungere. Compagna di vita e lavoro di Salgado, la moglie Lélia Wanick Salgado ha ideato insieme al marito questo progetto ed in particolare ha curato l’idea della mostra, la sua realizzazione e il monumentale libro.

Lélia Salgado ha voluto ricreare nella mostra la rappresentazione dell’idea di Amazzonia. Una terra composta dagli esseri umani che la popolano, dagli animali e da tutte le piante e gli alberi che sprigionando umidità creano nuvole meravigliose che fluttuando nell’aria formano fiumi volanti che si trasformano danzando nella pioggia provvidenziale. Lélia ha desiderato che il visitatore entrando nella mostra venisse avvolto dalla foresta per immergersi totalmente nelle profondità del suo mistero.

L’allestimento
L’allestimento è molto coinvolgente. L’ambiente è quasi completamente avvolto nell’oscurità con le pareti dipinte di grigio scuro. Le fotografie di diverse dimensioni sono sospese ad altezze differenti ed illuminate dalla luce. Sono divise in sei aree tematiche: Vedute aeree della foresta, I fiumi volanti, Le tempeste tropicali, Le Montagne, La foresta e Anavilhanas (le isole nella corrente). Lo sguardo spazia così dalle immagini a volte

monumentali e in bianco e nero, ad alcuni ambienti circolari dipinti di color giallo ocra che ricordano le abitazioni degli indigeni: le ocas. Entrando in questi spazi veniamo a conoscenza delle varie

etnie che popolano l’Amazzonia: gli Xingu, gli Awà-Guajà, gli Zo’é, i Suruwahà, gli Yawanawá, i Marubo, gli Asháninka, i Korubo,

gli Yanomami e i Macuxi. All’interno di questi ambienti sono esposte fotografie che raccontano la loro vita anche attraverso dei video e delle interviste.

La musica
Amazônia non è solo un percorso visivo, ma anche uditivo. Il grande compositore francese Jean-Michel Jarre ha creato una musica appositamente per la mostra, ispirata ai suoni autentici della foresta amazzonica. Il rischio era quello di cadere nella musica d’ambiente, in qualcosa di troppo etnico. L’importante era

invece rendere l’unicità della foresta in cui tutti i suoni sono indipendenti l’uno dall’altro. Jarre ha detto:” Per rappresentare l’eterna presenza umana in questo grande oceano verde ho selezionato tantissimo materiale dagli archivi della società etnologica francese, impareggiabile per timbro e potenza onirica. Ho composto Amazônia tutta in una volta, giorno e notte, lasciando scorrere in loop le fotografie di Salgado, immergendomi in questa immensità, familiare e misteriosa, potente e vulnerabile, serena ed inquietante.”

Jean-Michel Jarre, Heitor Villa-Lobos e Rodolfo Stroeter
La musica di Jean-Michel Jarre non è l’unica che ci accompagna nella mostra. Nelle due sale di proiezione sono presentati due diversi temi: in una le immagini della natura sono accompagnate dalla musica del poema sinfonico Erosão (1950) del compositore brasiliano Heitor Villa-Lobos. Nell’altra sala con le immagini delle popolazioni indigene, il sottofondo musicale è stato appositamente creato dal musicista brasiliano Rodolfo Stroeter.

Come Alice nel Paese delle meraviglie
Come Alice nel Paese delle meraviglie di Lewis Carroll che si ritrova improvvisamente in un mondo surreale e fantastico, così noi visitatori della mostra Amazônia, varcando la porta di entrata, dobbiamo abbandonarci alle sensazioni visive e uditive di un paesaggio onirico. L’Amazzonia di Lélia e Sebastiâo Salgado ci rapirà con la sua struggente potenza evocativa, ci farà sognare un mondo privo di orpelli e futili bisogni a contatto con la verità assoluta. Se poi ne usciremo con la consapevolezza che la salvaguardia del pianeta dipende da ognuno di noi, allora il grande maestro Salgado non potrà che esserne soddisfatto. I frutti del suo lungo ed estenuante lavoro germoglieranno nel profondo della nostra anima.

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