Continua il nostro viaggio nello stivale segnato dall’arrivo dell’autunno, stagione perfetta per gite fuori porta che ci permettono di riscoprire i più bei borghi d’Italia.
Quante volte transitando per l’Autostrada del Sole abbiamo alzato la testa per restare incantati da quella cittadella incassata nella roccia di tufo che la sorregge. Dall’alto della sua cinta muraria medievale Orvieto ci appare in tutto il suo splendore.
Annoverata fra le più importanti città dell’Etruria e ultimo baluardo a cadere sotto l’egemonia romana, Orvieto è il cuore pulsante di civiltà ed epoche che si fondono tra loro.
L’elemento etrusco in architettura fa da padrone nella Necropoli del Crocifisso del Tufo, con le sue tipiche tombe ipogee a pianta rettangolare databili tra VI e V secolo a.C., caratterizzate da incisioni che recano sulla tomba il nome del nobile defunto o della famiglia che la possedeva.
A poco più di un chilometro troviamo il Tempio del Belvedere, certamente una delle maggiori testimonianze della presenza dei tusci in Orvieto. Molti dei manufatti ritrovati negli scavi che hanno riportato in auge la necropoli e il tempio sono oggi esposti nel Museo etrusco Claudio Faina.
Di grande interesse è sicuramente il Fanum Voltumnae, antico santuario oggi meglio noto come “Campo della Fiera”, riconosciuto come il luogo in cui si riunivano, per motivi politici e religiosi, i capi della lega etrusca delle dodici città. Nel sito sono emersi, oltre ai rinvenimenti del periodo etrusco, anche altri resti come impianti termali e una domus riconducibile al successivo periodo romano. Mentre di stampo medievale, la cui costruzione può essere collocata tra XII e XIII secolo d.C., è ciò che resta della chiesa di San Pietro in vetere.
Il Medioevo segnò per Orvieto un nuovo e fiorente esordio dal punto di vista architettonico, lo dimostra l’imponenza del Duomo, ricco di elementi gotici, mosaici e bassorilievi di grande spessore artistico. Il periodo papale fu per la comunità un ulteriore momento di sviluppo, nella seconda metà del 1300, con l’edificazione della Fortezza di Albornoz, voluta per proteggere militarmente la città da possibili invasioni.
Fu proprio in quei secoli, e precisamente intorno al 1527 che ebbe inizio la costruzione del Pozzo di San Patrizio, concepito per far scorta di acqua in circostanze avverse e nell’evenienza di probabili incursioni. Il tufo su cui sorge la città venne scavato per una profondità di circa 50 metri, tra scalini, quasi 250, e circa una settantina di finestroni. L’imponenza di tale opera si accompagna all’aura di misticismo che la rimanda alla leggenda dell’omonimo Purgatorio di San Patrizio in Irlanda, la quale narra che al santo, nel V secolo, Gesù mostrò una caverna come ingresso del purgatorio.
Quello di San Patrizio non è l’unico pozzo esistente in città, infatti Orvieto è caratterizzata dalla presenza di un’altra cavità importante e ancor più antica, il Pozzo della Cava, una struttura ipogea di origine etrusca, formata da stanze comunicanti, tombe, cisterne e cunicoli.
Segni intangibili di un passato ancora vivo, e che si respira ovunque in Orvieto, sono in particolare i suoi sotterranei che ne fanno nell’immaginario collettivo un luogo arcano e avvolto dal mistero: una rete di un migliaio di passaggi e gallerie, che si snodano sotto la città tra fornaci, vasche e cantine, e nella quale passeggiare e immergersi all’insegna del viaggio nello spazio e nel tempo.