Fu proprio quel sorriso a costringermi a una pedante retrospettiva su quanto era appena accaduto. Il diavolo è nei dettagli, come si dice. Brigitte mi aveva dato alla testa, tanto da offuscare i particolari. Il mio perizoma, ricordai finalmente, doveva essere La Perla, perché certi attimi, seppur folgoranti e fortuiti, non potevano ammettere un Cavalli.
Stavo prendendo coscienza di me stessa. Avevo appena cominciato a esplorare il mio potenziale e già vedevo spiegarsi davanti ai miei occhi l’arco delle necessarie decisioni che sarebbero seguite.
“Una bottiglia di Krug in camera. Mi raccomando ben ghiacciata.”
“Sarà fatto signora Guidi.”
Dovevo urlare al mondo intero che la Svizzera è puntuale come i suoi orologi. Se non altro la fantastica Credit Suisse del caro dottor Spinelli. Una sola firma in agenzia ed ero di nuovo padrona del mondo.
Avevo lasciato senza alcun rimpianto l’attico di via dei Monti Parioli. Potrei riassumere più o meno così: l’avevo preso nel di dietro in via del Corso e avevo incassato il premio in via Paisiello. Roma era tutta là, raccolta in un triangolo d’oro che coincideva con le mie rotte mentali, e non desideravo altro.
“Ripartiremo da zero. Aprirò un piccolo studio in periferia. Sai, ci sono delle ottime occasioni.”
Doveva avergli dato di volta il cervello quando, durante il Natale, m’aveva detto queste testuali parole. Poveraccio, il mio Bruno. Ovviamente quelle parole le avevo lasciate cadere nel nulla.
Una pestifera domenica 30 dicembre: lui se n’era andato a Messa nella chiesa di piazza Euclide.
“Il buon Dio usa e getta” dissi tra me e me vedendolo uscire di casa per correre a implorare i miracoli del Signore.
Ora però stavo per brindare a me stessa con una bottiglia di Krug Grand Cuvée in un’alcova nuova fiammante. Avevo prenotato al Residence di Ripetta e contrattato la mia presenza per tutto il mese di gennaio. Il nuovo anno doveva partire nel modo migliore ma ero stata attenta alle tasche: la mia Executive Suite mi sarebbe costata, per quel mese, circa cinquemila euro.
Un vero affare.
Non potevo scendere ai livelli meschini d’una Royal Junior (trentacinque sparagnini metri quadrati). Iniziavo dai sessantacinque metri quadrati della Executive Suite, ben decisa a conquistarmi nel minor tempo possibile i cento e più della Presidential.
Rilessi l’opuscolo mentre sorseggiavo la mia coppa di Krug, perché mai e poi mai sarei scesa a livello d’un Moet & Chandon, fosse stato anche una Réserve Impèrial.
Era una questione di stile.
Le pillole sono illustrate da Nadia La Moretti di Lamorettillustration