“L’autista scese, aprì lo sportello e raggiungere Mme Carestia Gattermayer fu poi solamente una sequenza di azioni già perfettamente determinate, prestabilite in ogni dettaglio.
Accompagnata al primo piano, fui affidata a una equipe che si prese cura di me. Fui spogliata da mani abili e meticolose, spalmata su tutto il corpo di un olio per poi fare la doccia, ma non sola, perché una ragazza entrò in quello spazio caldo massaggiando il mio corpo mentre mi lavavo. Alla fine mi asciugò con un panno – era dolce e meticolosa – e mi condusse in una nuova stanza. Qui mi fece stendere sopra a un tappetino e ricominciò a massaggiarmi, stavolta coi piedi. Quasi non mi accorsi dell’arrivo di altre due ragazze che, senza dire una parola, mi trasferirono su un lettino per prendersi cura della mia schiena e di tutta la zona cervicale.
Venni rivitalizzata con acqua di laguna e poi acqua distillata di sandalo, quindi massaggiata ancora con del balsamo naturale.
Mi fecero sedere su una poltrona e scattarono delle foto al mio viso, e con l’immagine su un monitor cominciarono a discutere tra loro.
Avevano avuto evidentemente dei dettami chiari, perché del loro francese afferrai più e più volte spezzoni di frase in cui tornava sempre quel nome: “Mme Carestia Gattermayer a décidé …”, “Mme Gattermayer a dit”…
Tagliarono i miei capelli “a la garçon”, per tingerli poi d’un nero corvino con riflessi bluastri, lasciando in vista una crestolina come un “petit chat”… – questa fu un’altra parola che, leziosa come poche nella pronuncia delle ragazze, mi calò nelle orecchie – là dove poco dopo una di loro s’industriò a confezionarmi un paio di intriganti riccioloni: “Le minou sera encore plus maniéré avec…”
Ciglia finte con minuscoli Swarovski e un tocco di eyeliner nero. Le sopracciglia da vera micetta non richiesero un gran lavoro e le labbra furono ridisegnate e colorate rosso fuoco.
Le unghie dovevano essere quelle di un felino sul piede di guerra, e richiesero qualche attimo in più, con delle nails artificiali smaltate di nero Chanel con micro pailletes dorate.
La mia carnagione assunse infine una calda sfumatura dorata, un riflesso aureo che derivava dalla combinazione di vari passaggi di creme, polveri impalpabili e unguenti che brillavano come materia radioattiva.
Ero in piedi di fronte a uno specchio e mi chiedevano di voltarmi. Sorridevano soddisfatte.
La poudre iridescente donava al mio viso e a tutto il mio corpo un profumo che sapeva di rosa mista a vaniglia, a iris e legni orientali.
Pensavo avessero concluso, ma l’opera necessitava ancora di alcuni piccoli ma sostanziali interventi e così comparvero sul mio capo, un poco di traverso, un copricapo a volant nero, rigido, e al collo un fiocco rosso in gazar di seta.
“La prego, si inginocchi, ora. Bene così da brava miciolina.”
Avevo superato l’esame della commissione estetica ed ero pronta per essere presentata a Madame. Il momento non si fece attendere. In quel piccolo gruppo di esaminatori c’era qualcuno su cui ricadeva la responsabilità di presentarmi a Mme Gattermayer e sollevando la cornetta del telefono diede il suo assenso alla mia entrata in scena.
“Cécile, pouvez-vous dire à Mme Gattermayer que la petite minou est prête?”
Non conoscevo il francese, o meglio, l’avevo studiato tanto tempo addietro, ma capivo come stavano andando le cose.
Una piccola tensione alla catenella e fui di nuovo in piedi, vestita solo d’oro e terribilmente bella.”
Le pillole sono illustrate da Nadia La Moretti di Lamorettillustration