Stilisti e progettisti, che studiano e danno una prima impronta alla produzione di capi e accessori si chiedono quanto inquina la moda.
Essi possono decidere se l’utilizzo di materiali e colori e delle metodiche usate per produrre un abito abbiano una ripercussione ambientale.
Lo spreco di acqua o l’inquinamento provocato dalle sostanze chimiche nei corsi d’acqua, nei terreni o nell’aria influenzano negativamente l’ambiente.
E’ allo studio come possa essere riciclato l’abito quando sarà smaltito.
Le persone che acquistano capi o accessori, quando entrano in un negozio, si chiedono se, oltre la tendenza di moda, quel prodotto è stato creato con le accortezze di rispetto verso l’ambiente.
Alcune aziende si stanno aprendo a una nuova consapevolezza, anche se la strada ancora è ardua.
I manager e i designer spesso non considerano con la giusta attenzione la sostenibilità. Da una parte le aziende produttrici prendono in considerazione i costi immediati della produzione non considerando i costi economici dell’intero ciclo di vita del capo.
Ci sono vari esempi di aziende ecosostenibili. Nike ha investito su un app, Making, che facilita il compito del designer a tenere in considerazione il costo dei vari materiali in termini di uso di acqua, energia, sprechi e sostanze chimiche.
Adidas invece sta collaborando per il miglioramento della salvaguardia degli oceani e ha fondato una rete, Parley for the Oceans.
Parley Ocean Plastic, una gamma di materiali ecologici creati dal riciclo di rifiuti plastici, invece e’ nata per liberare dalla plastica gli oceani e i mari.
Le UltraBoost sono le sneakers create da questi materiali plastici e ne sono state vendute un milione di pezzi in poco tempo.
Zara si impegna a investire in formazione sui principi del design circolare i propri progettisti. Il programma si chiama Global Fashion Agenda.
Levi’s ha creato la sua collezione, Wlllthread, impostata sul risparmio dei vari passaggi in filiera. Il risparmio di questi prodotti è del 30%, inoltre si risparmia il 50% sull’acqua in fase di finitura e il 65% in fase di tintura.
Asos è un’altra azienda che ha stretto un accordo con il Centro per la moda sostenibile del London College of Fashion, e ha abbandonato materie come cashmere, seta, mohair maggiormente inquinanti.
NVK DayDoll è una azienda che crea abiti con la fibra di legno di faggio. Il Modal, così si chiama la fibra, è un materiale perfetto che non ha bisogno di essere stirato, inoltre le foreste di faggio ricrescono e si riproducono velocemente.
La Freitag invece è una azienda che produce materiale resistente con i teloni dei camion e produce zaini, borse e custodie per pc e smartphone.
Giorgio Armani ha eliminato le pellicce di animali e creato collezioni a base di canapa e cotone biologico.
Stella Mc Cartney collabora con Kering Sustainability per ridurre l’ impatto ambientale e sceglie materiali biodegradabili.
Anche le Fendi utilizzano materiali di recupero per le loro borse, come lattine o tessuti inutilizzati.
Ci si sta muovendo, anche se lentamente, nel miglioramento e nel risparmio della produzione di capi di moda che rispettino il nostro prezioso ambiente, l’importante e’ iniziare!