Il Museo di Roma in Trastevere ha inaugurato il 21 settembre scorso una splendida mostra dedicata alla fotografa americana Margaret Bourke-White, prima donna nel mondo del fotogiornalismo americano e mondiale e figura tra le più importanti nel suo campo. Nella mostra che rimarrà aperta fino al 27 febbraio 2022, sono esposte 100 fotografie che divise in 11 sezioni documentano le fasi salienti di una carriera strepitosa. Attraverso il suo lavoro si possono ripercorrere i momenti cruciali della storia del XX secolo. La mostra è curata dalla dott.ssa Alessandra Mauro.
Margareth Bourke-White
Margaret Bourke-White, prima donna in un mondo prevalentemente maschile, quello della fotografia a partire dagli anni ’20. Prima donna fotografa ad entrare nella Russia del Piano quinquiennale, prima donna per la quale venne appositamente creata una divisa per il suo lavoro di corrispondente sui campi di guerra. Donna coraggiosa, un’amazzone bella come l’attrice americana Candice Bergen e altera come Grace Kelly, un’altra attrice americana divenuta principessa di Monaco. Personalità tenace la Bourke-White, si è sposata due volte ma i suoi matrimoni sono durati troppo poco per permetterle di creare una famiglia. Forse amava troppo il suo lavoro e la sua libertà per diventare un angelo del focolare.
La libertà
La libertà come faro del suo cammino e come lei stessa scriveva: “Se sai di poter contare su di te la vita può essere molto ricca ma richiede una grande disciplina, non devi fare nessuna richiesta, devi essere capace di affrontare le delusioni con generosità, sei tu che fai le regole e se le segui sarai ricompensata.” La libertà di affrontare i pericoli come quello di scattare fotografie da 30 metri di altezza e di andare sui campi di guerra. Il coraggio di accettare incontri difficili con uomini autoritari come Stalin e indimenticabili come Gandhi. Fino all’ultima sfida, la più temibile: quella con la malattia, il morbo di Parkinson, che ngli ultimi vent’anni della sua vita l’ha segnata al punto da non permetterle nemmeno di scattare le sue amate fotografie.
Nascita e studi
Margaret Bourke-White nasce a New York il 14 giugno 1904. Il padre è un inventore e trasmetterà alla figlia l’amore per le macchine e la tecnologia. Nel 1921 frequenta i corsi di biologia alla Columbia University. Allo stesso tempo si interessa alle classi di fotografia di Clarence H.White, uno dei protagonisti della Foto Secessione americana. A 21 anni si sposa con Everett Chapman ma divorzia dopo soli due anni.
I primi lavori
Continua il suo interesse per la fotografia e nel 1928 si trasferisce a Cleveland, in Ohio dove apre un suo studio. È l’inizio di una brillante carriera che comincia con immagini per lavori industriali e pubblicitari. Il successo è confermato da una serie di scatti sulle acciaierie per le quali non esita ad arrampicarsi su ponteggi traballanti e fotografa come mai nessuno aveva osato fare prima di lei. Le sue immagini drammatiche e poetiche segnano nuove strade e nuove possibilità per la fotografia.
Henry Luce, Fortune e il secondo matrimonio
Nel 1929 avviene la svolta professionale per Margaret Bourke-White. Conosce Henry Luce, caporedattore della rivista Time che la invita a trasferirsi nuovamente a New York per collaborare alla fondazione della nuova rivista Fortune. In poche settimane firma un contratto da mille dollari al mese e comincia a lavorare al numero inaugurale previsto per gennaio 1930.
Allo stesso tempo apre un suo studio all’ultimo piano del Chrysler Building. Per Fortune documenterà a lungo gli effetti della Grande Depressione nel Sud degli Stati Uniti. Sono immagini che non si limitano al paesaggio circostante, ma mostrano volti, persone, sofferenze. È un viaggio di documentazione sociale che compirà insieme allo scrittore Erskine Caldwell e che culminerà con la pubblicazione del libro scritto a quattro mani You have seen Their Faces e con il matrimonio con lo scrittore che finirà però dopo quattro anni.
LIFE
Nel 1936 viene di nuovo chiamata da Henry Luce per partecipare alla creazione della nuova rivista LIFE e le viene assegnata la copertina del numero inaugurale con il primo photo essay mai pubblicato su una rivista americana. È uno scatto dei lavori sulla diga di Fort Peck, nel Montana. LIFE diventerà “la sua casa per il resto della vita”. Infatti Margaret, pur mantenendo un suo studio e dedicandosi alla stesura dei suoi libri, manterrà un rapporto privilegiato con LIFE fino a quando la salute glielo permetterà. Il lavoro per la rivista la porterà in giro per il mondo a realizzare i suoi reportage fotografici.
Sguardi sulla Russia
La Russia era una terra misteriosa negli anni’30. Era una terra blindata per i fotografi stranieri da quando erano iniziati I piani quinquiennali. Non si potevano avere permessi a lunga scadenza ma la fortuna fu dalla parte di Margaret Bourke-White: lei era già lì quando la nazione entrò nel Secondo conflitto mondiale e riuscì ad ottenere il permesso di rimanere.
Oltre a documentare con le immagini la storia di quel paese immenso e fotografare Mosca sotto i bombardamenti, ebbe anche l’occasione di scattare il ritratto in esclusiva per LIFE a Stalin che venne colto con un’espressione divertita dovuta al fatto che alla fotografa erano caduti tutti i rullini per la stanza e si era dovuta inginocchiare a raccoglierli proprio di fronte al grande “dittatore”. All’esperienza russa è dedicato il suo primo libro Eyes on Russia.
Gli anni della guerra
Durante la Seconda Guerra Mondiale viene disegnata appositamente per Margaret la prima divisa militare come corrispondente di guerra. A seguito dell’esercito degli Stati Uniti sarà in Nord Africa, Italia, Germania e condurrà una vita da zingara, tra fango, neve e trincee, dove imparerà a dormire ovunque, anche senza una branda, stremata dalla fatica e dall’orrore della guerra. Apprezzerà molto l’Italia e la sua gente, che testimonierà con fotografie più intime e sociali. Resterà per cinque mesi sul fronte italiano, da Napoli a Cassino, fino alla liberazione di Roma. Sulla battaglia di Cassino scriverà il libro They called it Purple Heart Valley. A combat chronicle of the war in Italy, pubblicato nel 1944.
La Bourke-White a Buchenwald
Nella primavera del 1945, Margaret è al seguito del generale Patton nella sua avanzata in Germania. Ad aprile vengono aperti i campi di concentramento di Buchenwald, Bergen-Belsen, Dachau, Mauthausen. L’orrore che gli americani si trovano a sopportare è indicibile, ma prevale la necessità di mostrare al mondo la crudeltà sofferta dai poveri prigionieri deceduti e da quelli ancora in vita spesso agonizzanti per le torture subite. Margaret fotografa mucchi di corpi accatastati, pezzi di pelle tatuata usata per fare paralumi, gli scheletri nella fornace. Difficile fotografare tale atrocità: “Per lavorare ho dovuto coprire la mia anima con un velo. Quando fotografavo i campi, quel velo protettivo era così saldo che a malapena comprendevo cosa avessi fotografato. Tutto si rivelava in camera oscura. Allora era come se vedessi quegli orrori per la prima volta”.
L’India
Finita la guerra, per Margaret si apre una nuova sfida professionale, spetta a lei documentare la nascita della nuova India. Arriva nel 1946, quando l’India aveva appena acquisito l’indipendenza e si stava formalizzando la divisione con il Pakistan. Era un mondo diverso da fotografare, intriso di contraddizioni, spiritualità, colori e rappresentato dal piccolo uomo Gandhi, tra i più santi che siano mai vissuti e che la chiamava “la torturatrice”.
È della Bourke-White l’immagine iconica del leader che fila all’arcolaio e per realizzarla fu richiesto a Margaret stessa di imparare a filare con quell’attrezzo
che per Gandhi era il simbolo della lotta e della libertà. Fu così che Margaret fu anche una delle ultime persone che lo incontrarono prima di essere ucciso. Le immagine dell’India la assorbirono per piu di due anni fino alla pubblicazione del libro Halfway to Freedom.
Il Sud Africa e il Sud bianco degli USA
Nel 1950 Margaret è in Sud Africa per far conoscere al mondo l’assurdità dell’Apertheid e si introduce nelle profondità delle miniere per testimoniare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, di quei pochi proprietari bianchi che ingaggiavano manodopera a basso costo e in cui il sistema sociale era approvato dallo stato.
Nel 1956 LIFE pubblicherà una serie di articoli sulla decisione del governo americano di mantenere la segregazione nel Sud degli Stati Uniti. Margaret pubblicherà molte fotografie a colori di scene domestiche del South Carolina per indagare le ragioni di una cultura americana spaventata da un futuro sconosciuto.
Margaret Bourke-White e la misteriosa malattia
Nel 1952 Margaret comincia ad accusare i primi sintomi del morbo di Parkinson con un irrigidimento delle dita e temporanee paralisi agli arti che la costringeranno a non poter più lavorare dal 1957, l’anno in cui firmerà il suo ultimo lavoro per LIFE. Seguono anni di lunghe terapie ed esercizi affrontati con grande pazienza e disciplina da Margaret e che verranno documentati dalle immagini di un amico fotografo.
Dopo una caduta nella sua casa nel Connecticut, muore il 27 agosto 1971 all’età di 67 anni. La guerriera, l’indomita amazzone che aveva sfidato le guerre e i pericoli aveva dovuto arrendersi a quella che lei stessa chiamava “la mia misteriosa malattia”.
Vai alla sezione Fotografia e Cultura di Artista News e scopri altri articoli!
Seguici anche su Facebook!