C’era una volta una volpe dal pelo bianco, candido come la neve. A questa volpe capitò di fare un sogno: si trovava in uno splendido giardino, ricolmo di piante profumate e traboccante di colori. Un sottile arcobaleno tagliava il cielo privo di nuvole. Non v’era alcun predatore bensì frutti e carne in abbondanza. Pochi volatili qua e là cantavano così armonicamente che neppure la volpe, predatrice lei stessa, avrebbe voluto mangiarli. Brezze calde sempre diverse sfioravano il pelo dell’animale, ora muovendo quello della coda, ora stuzzicando quello delle orecchie. Un paradiso accogliente e rassicurante che si specchiava nei suoi occhi, grigi come le nuvole che preannunciano la neve. Lei però non batté ciglio: le sue pupille immobili, le sue iridi ghiacciate.
Improvvisamente si trovava in un paesaggio diverso dal primo ma altrettanto magnifico, come se assaporata la terra ora stesse fiutando il cielo. Stavolta giaceva su un alto promontorio che si ergeva sul mare. Un mare sublime, impetuoso e magnifico, le cui onde riflettevano tenere nuvole prima di infrangersi, morire e dolcemente rinascere più blu di prima. La volpe si voltò e alle sue spalle vide una foresta. I suoi fitti e verdi alberi sembravano chiamarla facendosi la loro voce, flebile e dolce, strada tra i venti che soffiavano dal mare. Il freddo di quel posto la abbracciava e sembrava non soffrirne. Tutto ciò lambiva i suoi occhi ma lei non batté ciglio: le sue pupille immobili, le sue iridi ghiacciate.
Ancora una volta era capitata in posto per cui rabbrividire dalla bellezza. Neve rossa giaceva ai suoi piedi e un grande sole si stagliava di fronte a lei, tra due montagne che pur non sfiorandosi parevano bilanciarsi l’una con l’altra. La neve stessa, arrossata dal tramonto com’anche il pelo della volpe, non era fredda e quando fece qualche passo per curiosità le sembrò di camminare su delle nuvole. Alzò la testa e vide brillanti fiocchi di neve fluttuare nell’aria. Percorrevano pian piano la strada verso il terreno che li avrebbe condotti alla morte, ma erano fiocchi di neve e sorridenti non se ne curavano. Uno di questi si appoggiò delicatamente sul muso della volpe, il calore di questa lo fece sciogliere e l’acqua che ne nacque scivolò su quei due impenetrabili occhi che aveva. Lei non batté ciglio: le sue pupille immobili, le sue iridi ghiacciate.
Viaggiò ancora e ancora, visitò soffici deserti dalla sabbia dorata e immense praterie verdi, fondali marini e montagne fiorite, fino a che non si svegliò. O almeno questa fu la sua sensazione. Non era dove ricordava di essersi addormentata, era invece circondata da milioni di stelle, fin dove la sua vista poteva arrivare, e allo stesso tempo dal nulla. Non sapeva dove dirigere i propri passi né tantomeno i propri occhi. Occhi che stavolta erano tutt’altro che immobili. Viaggiavano veloci senza meta da una parte all’altra del firmamento emettendo pulsanti fremiti di desiderio.
“Da te dovevo aspettarmelo”, disse improvvisamente la voce più profonda ch’avesse mai udito, con tono indecifrabile eppure distintamente calmo, “ Tu sei Volpe Bianca, sei volontà e curiosità, viaggio e ricerca, senza fine”. Nella mente della volpe nacquero innumerevoli domande, tuttavia capì che pronunciarle sarebbe stato indifferente, le risposte sarebbero arrivate comunque. “Il tuo non era un sogno, la Morte ti ha toccato. I posti che hai visto li ho creati per te, se avessi mostrato interesse per uno di quelli, tale sarebbe diventato il tuo paradiso. Ma tu sei diversa, quel che vuoi non è la meta ultima ma tutto ciò che la precede. Difatti i tuoi occhi, imprescindibile strumento di volontà, si sono svegliati nel solo posto che non è in realtà un posto, ma l’accesso ad infiniti altri. Allora questo diverrà il tuo paradiso, sarai una e migliaia insieme, viaggerai in eterno cercando ciò che vorrai. E il tuo nome non sarà più Volpe Bianca… ma Stella Cometa”.
Racconto scritto davvero molto bene, scorrevole e piacevole da leggere. Mi ha colpito la descrizione non prolissa ma precisa dei vari mondi che la volpe attraversa con dettagli percettivi, uditivi e visivi che ne caratterizzano al meglio l’atmosfera. Il tema penso sia quello dell’importanza del viaggio e soprattutto della curiosità, qualità che a noi umani a volte difetta, assuefatti come siamo al continuo ” bobardamento” di notizie e immagini. Abbiamo perso il gusto della meraviglia, della scoperta. Calzante ed incisivo il particolare degli occhi della volpe ripetuto alla fine di ogni riga, che si trasforma alla fine del racconto. Figura retorica che cattura l’attenzione del lettore.