Sembra un controsenso: com'è possibile che il mare, distesa di acqua per definizione, stia diventando un “deserto”? Il fatto è che, con il termine deserto, molte persone intendono un'infinita distesa di sabbia rovente. Sbagliato, perchè in realtà deserto è semplicemente dove non c'è vita. Esistono deserti di rocce, di ghiaccio, e fra non molto cominceranno a esistere anche deserti d'acqua. Perchè il mare sta letteralmente morendo. In molte zone non ci sono più pesci. Non c'è più vita. Non ci sono tutte quelle creature colorate e meravigliose che rendono (rendevano) le profondità marine un posto magico. Molti fanno orecchie da mercante, dichiarando che questo processo è totalmente naturale. Certo, la natura “funziona” a cicli, questo lo abbiamo capito. Ma di certo, quel che sta succedendo oggi è imputabile completamente alla presuzione, alla cupidigia e all'arroganza umana.
Peschiamo troppo. E questo è appurato. Stiamo letteralmente svuotando gli oceani. I pesci non ce la fanno a ripopolare le zone che noi razziamo, perchè per quanto siano veloci i loro cicli riproduttivi, sono troppo lenti rispetto alla nostra velocità di esecuzione. Reti a strascico, palangari pelagici, chilometri di reti in cui restano quotidianamente incastrati migliaia e migliaia di pesci di ogni specie, squali, cetacei, tartarughe. La richiesta del mercato è alta, e noi per soddisfarla non ci facciamo scrupoli. In un mondo completamente dominato dal denaro, molti pescherecci sono diventati delle vere e proprie macchine da guerra inarrestabili. La sovrappopolazione umana è il primo dei problemi, e per sfamare 7 miliardi di bocche stiamo spremendo gli oceani come limoni. Interessante notare, poi, come di questi 7 miliardi di bocche molte restino a secco e altre si riempiano fin troppo, e come tonnellate di cibo vengano gettate via ogni giorno. Non riusciamo a fare per bene nemmeno i parassiti. Perchè sì, questo siamo: parassiti. Tecnicamente, siamo gli unici parassiti globali della Terra perchè la stiamo svuotando senza dare nulla in cambio. Siamo diventati come grosse zecche. Qualcuno ha deciso che alcune specie di pesci debbano essere considerate più “pregiate” di altre, e queste specie sono sottoposte a una pressione terrificante. Pensate al pesce spada (Xiphias gladius), ad alcune specie di tonno (il tonno rosso Thunnus thynnus o il pinnagialla Thunnus albacares), o al merluzzo nordico (Gadus morhua). Li mettiamo nelle scatolette, li mettiamo nei “bastoncini”. Li mangiamo in ogni modo, in ogni dove. Bene, provate per un momento a immaginare quante scatolette di tonno arrivano quotidianamente nei supermercati di tutto il mondo. E provate sommariamente a immaginare quanti tonni siano necessari a produrre un numero così incredibile di suddette scatolette e di tutto il sushi che viene servito in tutto il mondo ogni giorno. Pensate a tutti i modi in cui viene preparato il merluzzo (vi ricordo anche anche lo stoccafisso e il baccalà sono preparazioni di merluzzo), pensate ai “bastoncini”. La domanda che sorge spontanea è: comè possibile semmai che in mare ci siano ancora pesci? Questa è una domanda che mi faccio spesso anch'io. L'ecosistema ha una capacità di ripresa meravigliosa, la vita finisce per vincere sempre. Ma se continuiamo così, forse riusciremo addirittura a sovvertire questa legge della natura. Il merluzzo nordico, qualche decennio fa, ha subito una pesca talmente intensiva da esaurire quasi completamente le popolazioni mondiali di questo pesce (stock). Ancora oggi, Gadus morhua è una specie al collasso. Ma l'importante, per molti, è riempire i bastoncini o mangiare il baccalà. Il tonno rosso era quasi sparito dal Mediterraneo, e solo ora torna a farsi rivedere, ma resta una specie fragile. Il pesce spada, nel nostro mare, è diventato ormai raro: per riempire le reti si arriva ormai a pescare esemplari giovani che non si sono ancora riprodotti. E non voglio aprire l'argomento-squali. Perchè, che lo sappiate o no, l'essere umano consuma quantità mostruose anche di carne di squalo. Che, beffa delle beffe, viene poi considerato anche un “mostro”.
Quel che è peggio è che le specie più pescate sono anche grandi predatori, indispensabili all'ecosistema. Tonno e pesce spada sono molto in alto nelle rispettive catene alimentari, per di più sono longevi e raggiungono tardi la maturità sessuale. Come se pescarli non bastasse, stiamo anche inquinando e avvelenando il mare. Ironia della sorte, trattandosi di grandi pesci longevi e predatori di molti altri pesci più piccoli, tendono ad accumulare nei loro tessuti grandi quantità di metalli pesanti che rendono le loro carni tossiche. La natura ci sta restituendo quello che le doniamo. E gli allevamenti di altre specie di pesci che vanno tanto di moda adesso (branzini – Dicentrarchus labrax, orata – Sparus aurata, e salmone – Salmo salar), e che dovrebbero mettere una toppa alla sovrappesca, sono sbagliati già in partenza: branzini, orate e salmoni sono predatori, e per allevarli si usano molte più risorse di quelle usate nella pesca. Si finisce per pescare ancora di più, per poter produrre mangimi col pescato di seconda o terza scelta e poter poi sfamare i branzini di allevamento. E si inquina anche molto di più, poichè branzini e orate allevati in mare, tenuti in gran numero in “recinti” comunicanti col mare aperto, producono liquami. Cosa fare, quindi? L'ideale sarebbe smettere di pescare e lasciare in pace per qualche anno il povero mare, permettendo alle varie specie di ripopolare le acque. Ma c'è troppo business dietro. E il parassita Homo sapiens capisce solo il linguaggio dei soldi. A questo punto, bastano un po' di coscienza e consapevolezza. Divulgare e sensibilizzare è la migliore arma. Chi ama il pesce può acquistare e consumare specie meno a rischio e meno sfruttate, pesci meno “pregiati” ma -secondo il sottoscritto- ugualmente buoni e anche meno costosi. Basta tonno, basta pesce spada, basta merluzzo. Qualcuno vi avrà convinto, in maniera più o meno subliminale, che i pesci più “buoni” sono quelli. Sbagliato. Uscite dagli schemi. Acquistate sogliole (Solea sp.), rombi (Psetta sp., Scophthalmus sp.), platesse (Pleuronectes platessa), cefali (Mugil cephalus), aringhe (Clupea harengus), sardine (Sardina pilchardus), acciughe (Engraulis encrasicolus), sgombri (Scomber scombrus) e molti altri pesci meno “rinomati”. Perchè la richiesta fa il mercato. E insieme possiamo fare la differenza. Il mare ci ringrazierà. Per vivere, abbiamo bisogno che gli oceani siano sani e pieni di vita!