COME IN UN THRILLER
La tragedia postuma di Euripide, Le Baccanti, in scena al Teatro Greco di Siracusa durante il prossimo mese di luglio 2021, Goethe la considerava la più bella scritta dal grande drammaturgo. Con il re Penteo che, accampando la ragion di Stato: questo individuo insulta me e Tebe, rifiuta di rendere gli onori divini a Dioniso. Farà una fine orrenda. Il dio incita le baccanti. Che diventano violente. In preda al delirio bacchico. Il loro agire tocca inesorabile l’acme nello sparagmòs, il dilaniare e lo smembrare Penteo da parte della stessa madre Agave che nella sua follia lo confonde con un cucciolo di leone.
E’ incalzante terribile feroce il ritmo che Euripide riesce a ricreare quando descrive l’assalto delle donne. Avrebbe molto da insegnare a chi scrive thriller. Nell’etere echeggia una voce. E’ Dioniso, rivolto alla baccanti: Vi ho portato l’uomo che si fa beffe di me e del mio culto. A voi punirlo. Mentre sta parlando il bagliore di un fuoco terribile copre il cielo e la terra: l’aria si fece silenziosa, tacquero nel fitto bosco le foglie, non si udiva ansito di belva. Le invasate attaccano: balzano furiose nella corsa saettando come colombe.
DIONISO
E’ una delle figure più complesse sia della religione sia della cultura ellenica. Vale la pena analizzarlo. Può essere d’aiuto per chi si accinge a leggere il testo o assistere alla rappresentazione della tragedia. Il dio è l’incarnazione dell’istintualità. Dell’emotività. Del fattore irrazionale che ognuno di noi si porta dentro. Del quale ci si può liberare nell’estasi, letteralmente uscire fuori da se stessi, dei riti bacchici. Aspetto questo che trova molto risalto nelle Baccanti euripidee. E ancora. Dioniso è il dio dell’esaltazione profetica e dell’entusiasmòs, l’ispirazione poetica.
NIETZSCHE
Inoltre è il dio del vino. Com’era considerato in origine. Non tanto veicolo per stordirsi, raggiungere l’ebrezza, ma per obliare il dolore. Immergersi nello stato psicofisico che favorisce l’intensa unione con il dio e con la natura. Ma sono proprio l’ebrezza e lo stordimento a prevalere in età ellenistica. Fino all’assoluto fraintendimento della figura di Dioniso in epoca romana. Bisognerà arrivare a Nietzsche e alla sua dialettica apollineo/dionisiaca, tra razionale/irrazionale, per ritrovare l’ampia varietà di significati del culto dionisiaco.
LA CULTURA
Nelle Baccanti Euripide non interpreta la cultura in modo elitario. E lo si nota là dove scrive: “Ciò che la gente semplice considera sua norma e ad essa si attiene, anche per me lo accetto”. Per interpretare bene la portata dell’enunciato, e quindi afferrare le aperture alternative insite nelle Baccanti, bisogna rifarsi a Platone. Alla sua contrapposizione tra l’episteme (la vera conoscenza), e i molti ancorati alla dòxa, cioè all’opinione. L’aggettivo semplice, che Euripide accosta a gente, ha una connotazione positiva che Platone rifiuta nell’ambito logico-conoscitivo.
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