Ci troviamo a Como nell’ istituto superiore Paolo Giovio. Era la settimana del rientro e, come spesso capita, il professore di latino assegna una versione da svolgere in classe per rinfrescare la memoria dopo l’estate. Fino a qui tutto normale. Non fosse che a metà versione, iniziano dei mormorii tra i banchi finchè uno studente non esclama : “Ma questo è Rovazzi!”
Proprio così, la famosa hit dell’estate “andiamo a comandare” è diventata una versione di latino, ottima per ripassare declinazioni, coniugazioni e, più in generale, tutta la grammatica latina.
Ma non è stata la prima volta in cui il prof. Gennaro Amandonico si cimenta in queste traduzioni sui generis: una puntata di uomini e donne, partite di calcio, canzoni di Jovanotti … Gli studenti ne sono entusiasti, e acclamano il loro professore su facebook e twitter. Anche perchè il prof. non si ferma qui: ha organizzato cacce al tesoro in latino, un “chi vuol essere milionario” per le interrogazioni, insomma … chi non vorrebbe un insegnante così?
Io, da classicista quale sono, immagino Cicerone e Tacito rivoltati nella tomba, loro che si erano tanto impegnati a descrivere e a tramandare la classicità, rimpiazzati da Maria De Filippi. Credo che il latino non sia solo grammatica e sintassi, ma soprattutto cultura e passione per il mondo rappresentato da Catullo e Orazio, per i loro valori e modi di vedere la realtà dell’ epoca.
Non so se la trovata del già citato professore sia da considerarsi geniale, ma so con certezza che Seneca si suiciderebbe di nuovo se venisse a sapere cosa si opera in sua assenza.