“Vi spiego come mi prende la voglia di fare una fotografia. Spesso è la continuazione di un sogno. Mi sveglio un mattino con una straordinaria voglia di vedere, di vivere. Allora devo andare. Ma non troppo lontano, perchè se si lascia passare troppo tempo l’entusiasmo, il bisogno, la voglia di fare svaniscono. Non credo che si possa vedere intensamente più di due ore al giorno”.
Robert Doisneau nasce a Gentilly, un sobborgo di Parigi, il 14 aprile 1912 rimanendo orfano all’età di sette anni. Dopo gli studi e il diploma come incisore litografo, si dedica fin da subito alla fotografia, lavorando come assistente in uno studio fotografico e successivamente come fotografo presso Renault e Rapho (agenzia fondata nel 1933 da Charles Rado). Con le sue immagini, Doisneau, diventa presto uno dei più popolari e ammirati fotografi di quegli anni. Il suo stile non convenzionale è nuovo e prende da subito le distanze dalla cultura dominante che guarda con ostilità e freddezza l’arte della fotografia, ritenuta adeguata solo in certe situazioni, ambienti e utilizzata per pochi, esclusivamente a scopo professionale.
La macchina fotografica si trasforma nelle sue mani in un potente mezzo di comunicazione, ma non solo a scopo pubblicitario. La sua musa ispiratrice è la vita stessa trascorsa nella sua città, una Parigi carica e travolgente, popolata da gente comune che “semplicemente” vive. Dalla Tour Eiffel lungo la Senna, Robert, ama camminare e cogliere gli attimi di una normalità vissuta da uomini, donne e bambini tra le strade e i bistrot, tra le risate e i caldi raggi di sole che scaldano la città.
Uno stile unico, innovativo, seducente ma soprattutto umano. Da qui nasce infatti la “fotografia umanista”, che evidenzia la condizione dell’uomo nella società, con i momenti di serenità ma anche di disagio e debolezza. La fotografia è un suo “bisogno privato”. Non è importante per Doisneau avere successo e fare soldi con questa arte, ma creare per essere liberi: ” Un fotografo animato dal solo bisogno di registrare quello che lo circonda non aspira a ottenere risultati economici e non si pone i limiti di tempo che ogni produzione professionale comporta”.
Il desiderio di uscire e produrre è più forte di tutto, alimentato da una passione così travolgente che traspare dalle sue meravigliose fotografie. Chi ama quest’arte si riconosce sicuramente in queste parole e trova un po’ di se stesso in questo grande fotografo del ‘900. Un uomo prima di tutto, che coglie la bellezza di quelle mattine in cui ti svegli e non desideri altro che vivere passeggiando per le vie della tua città con la tua fedele macchina fotografica. Puoi respirare, ascoltare, osservare e attendere per catturare momenti condivisibili con gli altri, oppure solo con te stesso.
Doisneau, il “fotografo poeta” che racconta, con un romanticismo innato, attimi, respiri e perchè no, baci. Quasi tutti infatti conoscono la sua più celebre foto in posa “Bacio davanti all’Hotel De Ville”, scattata nel 1950. Un immagine in bianco e nero che ritrae una coppia di innamorati parigini che si abbracciano indifferenti alla folla tutta intorno. Tutto è sfumato, mentre loro rimangono al centro, fermi e presenti solo l’uno per l’altro, con un bacio simbolo di giovinezza, amore e vita.
Lo scatto ha talmente successo che molti anni dopo, i due fidanzati decidono di rivendicare il proprio diritto d’immagine scontrandosi con Doisneau che, dimostra da subito la sua buona fede: “Per tutta la vita mi sono divertito a fabbricare il mio piccolo teatro…Io non fotografo la vita reale, ma la vita come mi piacerebbe che fosse”. Questa foto infatti, non era stata un’istantanea, ma una richiesta esplicita del fotografo rimasto colpito dal sentimento della coppia, incontrata per caso il giorno prima, tra i tavolini di un caffè.
Nell’aprile del 1994, Doisneau muore a Montrouge, ma con le sue ineguagliabili opere continua a vivere nei nostri occhi e a far vibrare l’anima con la luminosità del suo intento, quello di vivere la vita ogni giorno come se fosse sempre un bellissimo sogno.
“Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”.
Robert Doisneau
A cura di: Chiara Porello
citazione delle fonti: ricerca personale tramite libri sull’autore e internet