La Edizioni Clichy, una casa editrice completamente indipendente, specializzata nel recupero dei classici rari e aperta a un’ampia gamma di generi – dalla narrativa contemporanea, ai libi per ragazzi e alla saggistica – si conferma come una delle più interessanti del panorama italiano proponendo nella collana Père Lachaiseun testo praticamente inedito nel nostro paese, se si eccettua la traduzione di Gaetano Barbieri comparsa nel 1845 con il titolo Storia del Governo della Toscana sotto la casa de’ Medici. Oltre a una narrazione avvincente, nello stile del grande Dumas, il libro contiene l’albero genealogico della famiglia Medici, una vasta bibliografia e undici tavole che riproducono le opere di artisti come Pontormo, Botticelli, Michelangelo Agnolo Bronzino e così via.
Dominique Fernandez, membro dell’Académie Française e vincitore del Premio Goncourt 1982, definisce I Medicidi Alexandre Dumas “il libro più intelligente e vivace mai scritto su questa famiglia”. L’opera che dal punto di vista dello stile anticipa le pagine migliori del romanziere maturo (il racconto della congiura dei Pazzi, il ritratto psicologico dell’equivoco Lorenzino, la scena dell’omicidio di Alessandro il Moro e la storia d’amore tra Francesco I e Bianca Cappello sono esempi emblematici in questo senso) riflette innanzitutto l’interesse di Dumas per la storia delle grandi dinastie (pensiamo a Les Borgia, Les Bourbon de Naples, La Maison de Savoie, Les Stuarts, Impressions de voyage en Russieper ricordare solo i lavori ambientati fuori dai confini della Francia) ma soprattutto rivela la sua abilità nel rendere avvincenti fatti di cronaca vera: “da una aneddoto traeva una novella, da una novella faceva un romanzo e da un romanzo creava un dramma”. Ciò non vuol dire che Dumas fosse uno storico inattendibile perché alla base dei suoi scritti c’è sempre una capillare ricerca delle fonti di informazione e nel caso de I Medicinon v’è dubbio che l’autore abbia consultato tutta, o quasi tutta, la bibliografia disponibile nel 1840: da Machiavelli a Guicciardini, da Benedetto Varchi a Filippo de’ Nerli, da Dino Compagni a Giorgio Vasari, da Giovanni Villani a Marco Lastri, da Alfred von Reumont a J.C.L. Sismondi, da Giovanni Cambi a Jacopo Nardi, da Pompeo Litta a Paride Grassi, eccetera, oltre a manoscritti e documenti conservati negli Archivi di Firenze. Il valore aggiunto a questo materiale è costituito dunque dalla capacità dello scrittore di elaborare i dati traendone sintesi acute, non di rado espresse con ironia e senso dell’umorismo o con accenti foschi e tinte forti, comunque tali da convincere il lettore e indurlo a perdonare piccole sviste, pochissime a dire il vero e con ogni probabilità imputabili non all’autore ma a errori di trascrizione o di stampa.
Dumas, che secondo alcuni si concedeva un tenore di vita superiore alle proprie possibilità, che secondo altri era generoso fino a diventare prodigo e che di se stesso diceva: “Il Plutarco che scriverà la mia vita non mancherà di dire che ero un cesto bucato, dimenticando di aggiungere, naturalmente, che non ero sempre io a fare i buchi nel cesto”, nel 1840 si ritrovò in bancarotta. Per risollevarsi pensò bene di sfuggire alle tentazioni di Parigi e di trasferirsi a Firenze dove, accompagnato dalla fama e baciato dalla fortuna, ricevette l’offerta di 70.000 franchi per redigere un testo sulla Galleria degli Uffizi. Detto fatto, La Galerie de Florence fu pubblicata in cinque volumi nel 1844 e i due capitoli che compongono I Mediciservirono da Prefazione.
A distanza di centocinquanta anni, dopo la seconda edizione nel 1872, Les Médecis è stato rieditato in Francia con introduzione e note di Claude Schopp e da parte nostra riteniamo che anche il pubblico italiano possa gradire una lettura di rigore storiografico, ma di carattere talmente romanzesco da suscitare non poche emozioni. La penna felice di Dumas ci trascina nella sagrestia in cui Lorenzo dei Medici trovò scampo, ci porta nella stanza di Lorenzino dove si consumò l’omicidio di Alessandro, ci commuove per l’amore non ricambiato di Giovanna d’Austria, ci scandalizza di fronte alla crudeltà di Cosimo I, ci coinvolge nella vicenda di Bianca Cappello che pian piano vediamo trasformarsi da incantevole fanciulla ad arrivista senza scrupoli. Intrighi, congiure, lotte di potere, assassini, tradimenti, esili, rivolte, passioni e vizi sono gli ingredienti che accanto al lusso, alla bellezza, all’arte e alla cultura condiscono il racconto e accompagnano l’ascesa e la decadenza di una famiglia per certi versi luminosa e per altri sulfurea, composta di discendenti legittimi e bastardi, di assassini e assassinati, di illuminati e di egoisti, di politici geniali o talvolta ottusi ma pur sempre al servizio dell’arte e del progresso letterario e scientifico. Una famiglia che ha portato Firenze al suo apogeo e a cui tutto il mondo è in un certo senso debitore, una famiglia che non potrebbe essere definita meglio che “senza pari”.