Grazie a un esame all’università, mi sono imbattuta in un libro molto interessante di cui oggi vi voglio parlare. Sto parlando di Guerre politiche di Goffredo Parise che raccoglie alcuni scritti, i quali raccontano i viaggi fatti dallo stesso autore tra il 1967 e il 1973, in quattro terre teatro di altrettante guerre politiche: Vietnam, Biafra, Laos e Cile. Queste esperienze lo hanno profondamente segnato, tanto da fargli dire di non voler mai più viaggiare.
Il primo reportage riguarda il Vietnam. L’occasione per questo viaggio fu data a Parise dall’allora direttore de L’Espresso Eugenio Scalfari. Il reportage si compone di tre parti: la prima è una forma di diario, in cui Parise racconta in prima persona la sua esperienza nella guerra del Vietnam, tra la continua paura di morire e lo stupore per quello che sta vedendo. Da un lato ci sono i vietcong, uomini naturali, che si trovano a combattere con gli americani, definiti uomini artificiali in quanto nei loro accampamenti si trova praticamente di tutto; la seconda riguarda un’inchiesta sulla prostituzione nella città di Saigon, dove si trovano migliaia di bordelli e tantissime donne, soprattutto di giovane età, sono costrette a prostituirsi; la terza infine racconta l’incontro tra Parise e il generale Westmoreland, una figura altamente emblematica, che da un lato è uno dei probabili candidati all’elezione alla Casa Bianca e dall’altro presta il suo volto a una pubblicità di whisky. Secondo Westmoreland la guerra del Vietnam non è una guerra militare, ma ideologica, in quanto sono stati gli stessi vietnamiti a richiedere l’intervento dell’America per eliminare il comunismo.
Il secondo reportage racconta ciò che stava succedendo in quegli anni in Biafra, un piccolo Stato che si era autoproclamato indipendente dalla Nigeria, ma che ebbe vita breve (durò all’incirca tre anni). Il capo di questo Stato, per avere gli occhi del mondo puntati addosso, pensò come trovata pubblicitaria di far morire centinaia di migliaia di bambini di fame. Nei cinque scritti di questa seconda sezione, Parise racconta proprio questo, oltre all’estrema povertà in cui viveva questo paese, totalmente tagliato fuori dal mondo, tant’è che anche gli aiuti umanitari faticavano ad arrivare. Inoltre è presente anche un’appendice in cui Parise risponde a un giornalista di Paese Sera che l’aveva accusato di essersi occupato della questione del Biafra in un modo non approfondito, e intervista l’allora ambasciatore della Nigeria.
L’attenzione passa poi al Laos, prima centro di rifornimento dei vietcong nella guerra del Vietnam, e poi divenne il simbolo della guerra dell’intera Indocina, in quanto c’era il rischio che diventasse, insieme alla Cambogia, comunista. Anche il Laos viene descritto come uno Stato fortemente povero in cui le persone possono spostarsi solo a piedi, non hanno elettricità e vivono in abitazioni-caverne.
Infine Parise arriva in Cile, segnato dalla morte di Allende. Qui la guerra è tra i più poveri, il popolo, delusi dalle promesse mai mantenute da Allende, e la borghesia, la quale dichiara comunque in una buona parte di dissociarsi dalle scelte fatte dal governo.
Vi consiglio vivamente questa lettura, sia perchè è di facile comprensione e quindi potete tranquillamente leggerla anche sotto l’ombrellone, sia per scoprire la storia di alcuni Stati solitamente poco conosciuti.