Curiosa, diretta e rassicurante, Eve Cohen Arnold, la prima donna fotografa della prestigiosa agenzia fotografica Magnum Photos negli anni’50.
Nata a Philadelphia nel 1912 da una famiglia di emigrati ebrei russi, inizia la sua carriera come fotografa all’età di trentadueanni quasi per caso, grazie al suo primo maestro Alexey Brodovitch, art director della rivista di moda “Harper’s Bazar” alla New School for Social Research di Manhattan.
Donna ambiziosa e attenta, riesce fin da subito ad attirare il consenso e l’approvazione di molti, tra cui il più importante fotografo francese di quegli anni, Henri Cartier-Bresson, considerato il padre del foto-giornalismo, che nel 1957 la rende membro fisso come freelance di una delle più ambite agenzie del mondo, la Magnum Photos, fondata nel 1947 da Robert Capa, David Seymour, George Rodger e lo stesso Cartier-Bresson.
Capelli raccolti in uno chignon, occhi vivaci e uno stile unico. Eve Arnold e la sua macchina fotografica comunicano rispetto e amore profondo verso l’umanità, per gli altri e per se stessi. Una sensibilità forte, che emerge soprattutto in “A baby’s first five minutes” uno dei suoi più commoventi reportage dove racconta i primi cinque minuti di vita dei bambini nati al Mother Hospital di Port Jefferson, New York.
La sua carriera le permette di immortalare momenti di vita quotidiana trasformandoli in piccoli capolavori e di incontrare personalità di spicco della politica, come ad esempio Malcom X e Indira Gandhi o del cinema, tra cui troviamo Marlene Dietrich, Anthony Quinn, Silvana Mangano e l’indimenticabile diva Marilyn Monroe, con la quale stringe una grande amicizia.
La Arnold però, non si ferma alle luci del grande cinema, ma ci lascia toccanti immagini anche sulla vita della gente comune. Un ‘900 fatto di volti lontani che incontra nei suoi reportage in Afghanistan, Russia e Cina. Manifestanti, migranti e lavoratori, incuriosiscono e commuovono l’occhio del suo obiettivo.
La scrittrice italiana Simonetta Agnello Hornby scrive di lei: «L’Addestratrice di cavalli in Mongolia è un piccolo capolavoro fotografico: un cavallo bianco disteso su un prato, la sua addestratrice vestita di rosa confetto e stivali, sdraiata sull’erba, la mano destra poggiata sul suo fianco. Il verde profondo del prato punteggiato da margheritine bianche avvolge cavallo e ragazza. Una composizione apparentemente idillica, densa di pathos. E di suprema bellezza. Eve amava molto quella fotografia, le ricordava la gente fiera e combattiva che l’aveva accolta a braccia aperte. “Erano poveri”, diceva, “e mi offrivano tutto quello che avevano”».
Grande osservatrice, donna e fotografa che amava viaggiare da sola, la Arnold trascorre gli ultimi anni della sua vita a Londra, dove poserà per sempre la sua macchina fotografica nel 2012 all’età di 99 anni.
“Quello che vi serve per essere un buon fotografo è una travolgente curiosità e una buona digestione”.
Eve Arnold
(Photos: ©Eve Arnold)