Nell’antichità c’era Giunone, protettrice delle mogli, e la Venere Ericina, protettrice delle prostitute. Questi sono gli archetipi. Questo è il nostro inconscio collettivo per dirla alla Jung. Questo è quello che Ballard definiva passato archeopsichico. È la nostra parte ancestrale, atavica. È il nostro cervello rettile. È il peggior arcaismo psichico che ci portiamo dentro da millenni, che snatura il rapporto tra i due sessi, che svilisce le donne. Secondo gli archetipi abbiamo due tipi di donne: la moglie e la madre oppure la prostituta. Questo schematismo ipersemplificatorio in due sole categorie, questa scissione psicologica ce la portiamo dietro da secoli. Questo retaggio patriarcale esiste ancora. Le donne per secoli sono state considerate solo in base al tipo di relazione sessuale che avevano con gli uomini: mogli, amanti, concubine, prostitute. Persino delle suore dicevano che erano sposate con Dio. Ci sono persino donne che giudicano altre donne con la stessa mentalità atavica e maschilista degli uomini. Le donne da alcuni uomini vengono usate come cose, ritenute oggetti da comprare. Dopo tanto femminismo, le donne vengono ancora considerate come femmine. Ci sono anche donne che hanno un persecutore interno e si lasciano usare, oggettificare. Si adeguano, se sono belle, al razzismo estetico, ai favori, ai complimenti, alle gratificazioni dei maschi. Gli psicologi lo chiamano capitale sessuale. La bellezza femminile è capitale sessuale. Il potere della bellezza femminile quindi come lasciapassare, come corsia preferenziale per accedere al potere, alla ricchezza maschile! Tutto ciò è dovuto alla subalternità femminile. Una donna deve essere bella e farsi bella: questo è un imperativo sociale. Nei popoli primitivi esiste il baratto sessuale: tu, uomo, cacci e peschi, io, donna, sono disponibile sessualmente. Ma non ci siamo evoluti molto. Nella nostra società esiste il ricatto sessuale subdolo oppure il compromesso sessuale. Insomma il solito do ut des. Di solito è l’uomo che fa la proposta indecente, ma può essere anche la ragazza o la donna a offrirsi al potente o al ricco. Certi uomini e certe donne che tengono questo comportamento si giustificano sbrigativamente sostenendo che la carne è debole, che chiunque al loro posto avrebbe fatto esattamente come loro, che i moralisti perbenisti sono solo gelosi, invidiosi, frustrati sessualmente. Ma questi compromessi sessuali uccidono la meritocrazia, non riconoscono il talento e sono un’autentica ingiustizia. Il potere diventa così la sublimazione del sesso o più spesso una facilitazione per fare sesso. Per certe donne un compromesso sessuale è la via più facile per affermarsi professionalmente. Certamente esiste anche nelle donne il desiderio inconscio di cercare protezione, di essere protette da un uomo. Una relazione sessuale clandestina è talvolta basata sul ricatto: lui può avere filmati intimi che se venissero diffusi potrebbe spubblicare la donna, lei potrebbe dirlo alla moglie. Sappiamo bene che la fenomenologia dello scandalo deve basarsi sull’intimità sessuale: è questo che fa notizia, che alimenta la curiosità morbosa, più delle ruberie e della disonestà. Dietro una grande libertà sessuale femminile, dietro tanta emancipazione dei costumi talvolta si cela la solita e comune sottomissione al potere maschile. Tutto ciò è una mistura di materialismo e mercificazione, un impasto relazionale che non è una via che porta all’essenza. Non dico che tutti gli uomini e le donne siano così. Sarebbe una generalizzazione indebita, un luogo comune che si aggiungerebbe ad altri luoghi comuni. Ma i compromessi e i ricatti sessuali esistono e sono più diffusi di quanto si creda. Naturalmente non sapremo mai quanti compromessi sessuali avvengono, ma per capire il clima generale possiamo soffermarci sulle molestie sessuali. Ci dicono molto tutte le inchieste e le ricerche che vengono fatte a riguardo. Tanto per citare una ricerca del 2019 , condotta dalla Commissione Pari Opportunità della Fnsi in collaborazione con Casagit, Inpgi, Usigrai, Ordine dei giornalisti e Agcom, l’85% delle giornaliste intervistate dichiarava che aveva subito almeno una molestia sessuale nella loro vita lavorativa. Secondo un’indagine ISTAT nel 2022-2023 il 13,5% delle lavoratrici italiane ha subito molestie sessuali e l’87% di esse non ha denunciato. Le cose secondo le indagini sono migliorate sensibilmente rispetto al passato ma resta ancora molto da fare in ambito culturale, legale, sociale, psicologico. Gli esperti però sottolineano la grande sessualizzazione del corpo femminile dei mass media e della pornografia, che istigano alla dominazione degli uomini sulle donne e riducono l’empatia nei confronti del gentil sesso. Gli uomini dovrebbero farsi un’esame di coscienza, dovrebbero farsi autocritica, dovrebbero avere un comportamento più rispettoso nei confronti delle donne. Virginia Woolf scriveva che voleva uccidere l’angelo del focolare in lei. Le donne non devono essere succubi. Devono sbarazzarsi della sudditanza psicologica. Purtroppo spesso ci si imbatte in una contrapposizione ideologica: femminismo contro maschilismo in una guerra tra i sessi che non risparmia nessuno, spesso neanche i figli a carico, sballottati e confusi, delle coppie scoppiate. Oggi alle donne resta di emanciparsi definitivamente dalla mentalità comune maschilista per non cedere ai ricatti, per denunciare, per scegliere liberamente. Ma tutto ciò non avverrà mai fino a quando non verrà raggiunta la vera parità tra i sessi, fino a quando le donne non avranno le stesse opportunità lavorative, fino a quando non ci sarà più il cosiddetto soffitto di cristallo.