La nostra memoria è quel meccanismo unico che immagazzina ogni particolare e dettaglio.
Un profumo ci evoca una vita passata, uno sconosciuto riporta alla mente quell’amore di quando – giovani e innocenti – abbiamo usato il cuore davvero per la prima volta.
E poi eccole… le fotografie.
Un foglio colorato che intrappola – lasciando libero di essere – un passato ormai andato.
Una fotografia aiuta la memoria a ricordare qualcuno che è stato nascosto negli angoli remoti dell’anima.
Una fotografia dipinge un attimo e lo rende eterno, e con esso, rende possibile il ricordo della felicità.
Il tempo che passa fa paura a tutti, fa paura ai giovani che vivranno l’ultima estati da liceali, con la consapevolezza che le cose cambieranno. Fa paura ai genitori che vedono, con il tempo che passa, i figli che crescono, sbagliano e si rialzano senza chiedere aiuto.
Il tempo che passa fa paura a un anziano che guarda alla finestra; vede il mondo che si affretta a vivere, e lui, con passo lento, va verso ciò che non vorrebbe.
Le fotografie ci aiutano a far passare il tempo, quando questo non vuole passare.
Le fotografie ci aiutano a fermare il tempo, quando la felicità dura un attimo e tu la vorresti eterna.
Le fotografie ci aiutano a gestire questa paura del tempo che passa, perché ci ricordano che passa, ma noi eravamo lì con lui, mentre lui andava.
Guardare vecchie foto ci offre la possibilità di ricordarci del sorriso, di quello che abbiamo messo nel cassetto con la paura di soffrire.
Assurda è l’idea di smettere di soffrire, smettendo di sorridere, e peggio ancora, di vivere.
Guardare vecchie foto ci fa vedere l’essenza della vita: istanti, frammenti, minuti che durano una vita e vite che durano minuti.
Dietro la fotografia si nascondono esistenze che hanno osato vivere, scoprire, viaggiare, stare fermi, ma scegliendo la felicità. La felicità, infatti, non risiede nelle grandi cose, nel possedere ingenti somme, non risiede nell’adrenalina, ma la felicità sta nella scelta di essere felici, nonostante tutto.
Dietro la fotografia c’è la voglia di non accontentarsi, di chiedere di più e di non permettere al tempo che si accumula nella mente, di perdere il ricordo della forza che ci ha caratterizzato.
Faccio fotografie, per ricordarmi sempre che c’ero.
C’ero quando il sole sorgeva sul mare, e quando andava via dall’altra parte.
C’ero quando sorridevo per la semplicità di un caffè, un pomeriggio in cui il destino mi aveva fatto una brutta sorpresa.
Faccio fotografie, per ricordarmi che c’è stato un tempo in cui, con consapevolezza e coraggio, decidevo di essere felice.
Dietro la fotografia c’è molto di più, c’è vita e speranza di un passato da cui si può imparare.
Vanessa Romani
Molto vero!