Negli Stati Uniti, questo 2021 è cominciato con un avvenimento epocale, ovvero l’assalto a Capitol Hill che con i suoi morti e feriti, ha mostrato le tante debolezze del sistema America.
Oltre ai progressi politici, l’avvenimento ha anche dato origine ad un vicenda importante per quanto riguarda il mondo dei social media, visto che ha portato al ban degli account legati al ex presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump.
Dopo due settimane dall’avvenimento epocale, si incomincia ad a vedere una misura degli effetti del ban, grazie all’analisi del comportamento delle piattaforme social portata avanti dalla società di ricerca Zignal Labs, questi risultati sono stati condivisi sulle pagine virtuali del The Washington Post. Il dato più rilevante è questo: sono scesi del 73% la circolazione di fake news legate ai presunti brogli elettorali di cui era stato accusato il presidente eletto, Biden.
Nella settimana successiva al ban di Trump è risultato che, tra tutte le principali piattaforme social, tra cui Facebook e Twitter, si è messo in evidenza quanto sia efficace la macchina della disinformazione che trova dei forti sostenitori negli account di elevato profilo, come ad esempio quelli presidenziali, si è passati da una media di oltre 2,5 milioni di false informazioni legate al tema dei brogli ad circa 688.000.
Gli account presidenziali dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donal Trump sono stati bannati dalle varie piattaforme social, i suoi sostenitori hanno l’abitudine di condividere automaticamente tutti i suoi contenuti esposti sulle piattaforme Social, dando il via a una capillare diffusione di argomenti in grado di plasmare a proprio piacimento l’evoluzione del dibattito sul web. Questa massa di sostenitori, infatti, crea un’enorme camera di risonanza nella quale anche il più piccolo messaggio trova grande e immediata diffusione su tutti i canali.
La chiusura operata nelle varie società social della Silicon Valley, nei confronti di Donald Trump, ha di fatto portato a un crollo del 95% per quanto riguarda la circolazione di alcuni hashtag, come #FightforTrump e #HoldTheLine, oltre alla frase March for Trump. L’azione intrapresa ha avuto effetti immediati per quanto riguarda la circolazione di contenuti basati su fake news, ma viene anche fatto notare come tutto ciò, abbia avuto anche qualche avvenimento molto indesiderato. Il più comune riguarda, l’ancor più stretta radicalizzazione di chi era già fortemente schierato, e inoltre un altro dato che risulta è: che questa azione ha dato maggior vigore alla sua posizione.
Donald Trump e i suoi sostenitori non si sono arresi al ban, anzi hanno cercato un altra piattaforma per divulgare le proprie idee, con scarso risultato: è il caso di Parler, che poi è stata completamente oscurata dal web a causa della completa assenza di moderazione. Sono calate anche le interazioni legate a contenuti condivisi da Qanon, anche se il rapporto di Zignal evidenzia un aumento delle menzioni nei confronti del leader Q (+15%). Secondo il rapporto non sembra trattarsi di menzioni di sostegno, ma del semplice coinvolgimento in un maggior numero di post collegati ai fatti di Capitol Hill.
In definitiva possiamo dire che, le analisi di Zignal ci permette di trarre diverse conclusioni. La prima è che la velocità di diffusione dei contenuti sulla rete ha raggiunto livelli incredibili. L’evoluzione di questa vicenda ci mostra come la rete abbia memoria corta e che certi argomenti riescano a restare sulla cresta dell’onda solo se sostenuti da meccanismi in grado di alimentarli in continuazione: bastano pochi giorni di stop ed ecco che la bolla si sgonfia, dimostrando le reali dimensioni dei fenomeni in questione.