Se sei stato a Firenze ti sarà capitato di ammirare i numerosi capolavori degli Uffizi. Hai contemplato la Venere di Botticelli, sofferto insieme al Laocoonte, sorseggiato un espresso sulla terrazza della galleria.
Eppure, ammettiamolo! Ti è rimasta in bocca un’amarezza che non ha nulla a che fare con quell’ottimo caffè preso a fine visita. Infatti, hai proprio l’impressione che, nella miriade di opere in mostra alla galleria, tu abbia tralasciato qualche piccola perla d’arte.
Ecco, allora, 2 quadri esposti agli Uffizi da non perdere la prossima volta che capiterai a Firenze.
Uno dei grandi capolavori degli Uffizi: Pallade che doma il centauro
Il quadro (vedi fig. 1) fa parte di una serie di tele a carattere mitologico del Botticelli, tra le quali rientrano anche la celebre Nascita di Venere e l’Allegoria della Primavera.
Fig 1: Botticelli, Pallade e il centauro, 1482-1483, Firenze, Uffizi.
Nel dipinto Pallade (o se si vuole Minerva) trattiene per i capelli il centauro, bestia mitologica metà uomo e metà cavallo: la creatura si presenta con un volto corrugato e affranto che trova un corrispettivo nell’arte romana ed ellenistica di cui il Botticelli aveva ammirato numerosi esempi durante il suo soggiorno alla corte papale.
Come possiamo leggere quest’opera? Proponiamo qui due spiegazioni, entrambe possibili:
- un’interpretazione allegorica: Il significato profondo della rappresentazione va collegato alla temperie culturale del Neoplatonismo, inaugurata a Firenze da Marsilio Ficino. Pallade simboleggerebbe allora il dominio della ragione e della castità sul bieco istinto (impersonato dalla figura del centauro).
- un’interpretazione storica: il quadro sarebbe un omaggio di Botticelli a Lorenzo di Pierfrancesco e Semiramide Appiani in occasione del loro matrimonio.
Un altro dipinto da non perdere: la Flora di Tiziano
Fig 2: Tiziano, Flora, 1515, Firenze, Uffizi.
Anche in questo caso il quadro, realizzato da Tiziano, ha come protagonista una giovane donna, tradizionalmente identificata come Flora (vedi fig. 2).
L’identificazione della giovane donna qui ritratta è stata oggetto di discussioni: il fatto che tenga nella mano destra una manciata di fiori primaverili, probabilmente una metafora amorosa, l’hanno fatta ritenere, di volta in volta, una Flora ovidiana, dea della Primavera e della vegetazione, oppure il ritratto di una cortigiana o dell’amante di Tiziano (che secondo la tradizione sarebbe stata Violante, figlia di Palma Il Vecchio), ovvero un’allegoria nuziale, giocata sul rapporto tra pudicitia e voluptas, suggerito dal contrasto tra un seno coperto e l’altro lasciato nudo dalla leggera camicia che scivola via dalla spalla sinistra.
Fonte bibliografica: C. Cagli, Tiziano, Rizzoli, Milano, 2004.
Una curiosità: hai notato la chioma rosso-arancio di Flora? Molti soggetti dei quadri di Tiziano possiedono capelli di questo colore, una vera e propria cifra cromatica dell’artista. Le fonti ci tramandano che le nobildonne rinascimentali dell’epoca arrivavano a tingersi i capelli, nello sforzo di emulare l’intangibile bellezza delle figure rappresentate dal pittore. Ancora oggi, del resto, il rosso Tiziano designa una tinta per capelli molto di tendenza tra le donne di tutte le età.
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