Sinistroidi, mancini e sinistrati: a voi tutti. La Sinistra, o la presunta tale, ha fallito. La Sinistra, quella con la S maiuscola, esala gli ultimi respiri; la destra, quella con la d minuscola, avanza impetuosa e siede nei palazzi della “casta” che tanto disprezza. Ma facciamo un passo indietro, dieci passi indietro, cento passi indietro: dove abbiamo sbagliato?
La sinistra, quella con la s minuscola, ha perso la metà dei suoi voti in soli 4 anni, dalle Elezioni Europee del 2014 (40% ca.) alle Elezioni Politiche del 4 marzo 2018 (22% ca.). Le cause di questa inesorabile perdita di consenso sono da ricercare sia nelle varie crisi del mondo contemporaneo, sia nelle azioni degli ultimi governi di sinistra.
Le crisi
Le crisi hanno senza dubbio contribuito a uno scadimento generale della politica e della fiducia in essa. Prima tra tutte c’è la crisi delle istituzioni, sempre meno credibili agli occhi dei cittadini, cui segue la crescita esponenziale di forze anti-sistema e anti-europeiste. Queste forze hanno contribuito a una progressiva radicalizzazione del dibattito politico, che sempre più spesso vira verso destra. Seconda non per importanza, la crisi economica più lunga della storia contemporanea. Risposte facili, preconfezionate, pronte per l’uso di chiunque sia abbastanza arrabbiato da sentirsi in diritto di poter intraprendere una discussione politica o economica, fanno gola, stuzzicano, parlano alla pancia e non al cervello. Dulcis in fundo, non a discolpa dei nostri rappresentanti, la crisi della Sinistra a livello europeo. Sempre più spesso si assiste all’ascesa di forze populiste e drasticamente collocate a destra: si pensi all’Ungheria o all’Austria.
Le colpe
Imputare ogni responsabilità alle crisi sarebbe, oltre che da scaricabarile, profondamente falso. La Sinistra ha perso, abbiamo perso, per nostre responsabilità. Le azioni degli ultimi governi sono semplicemente contro i princìpi fondanti della Sinistra, quella maiuscola. Una riforma del lavoro che favorisce licenziamenti (abolendo, per esempio, l’Articolo 18) e lavoro precario, proposta e propugnata da forze di sinistra, è la più sarcastica delle barzellette nella storia del pensiero social-democratico.
Le soluzioni
Cosa può fare, cosa deve fare la Sinistra, per il suo futuro?
Sicuramente tornare ad essere Sinistra, in primis. Riscoprire i suoi valori veri, la difesa dei diritti umani e civili, il sociale, le lotte, le battaglie, gli scioperi.
Ritrovare unità, poi. Capire che non si può pensarla allo stesso modo su tutto, e che le correnti interne ci sono sempre state e ci sono tuttora in tutte le forze politiche, pur essendo indispensabile una linea generale che rispecchi i valori veri della Sinistra ormai perduti.
Ritornare al popolo, ancora. Partecipare a gay pride dipinti di arcobaleno, a scioperi contro i licenziamenti, a manifestazioni pacifiche per i diritti. Scendere in piazza, in prima persona, a riprendersi il popolo vero, a parlare alla sua testa e non alla sua pancia.
Istruire le persone, infine. Con un popolo colto, il nemico pauroso vagheggiato dai populismi è sconfitto a priori dalla ragione e dalla conoscenza della realtà. La Sinistra è popolo, non volgo. È popolo colto, gente che sa e che capisce, gente che c’è, in Italia, e che basta solo riconquistare e portare con sé.