C’è la presentazione del libro “Uomini blu” di Elisa Donzelli in via Corsica alla Libreria tra le Righe a Pisa, vicino a Piazza dei Cavalieri. Decido di andarci. Prendo il treno da Pontedera alle 16:40 circa. Mia madre mi ha ordinato di mettermi il giacchetto perché con la sera è freddo. Non posso fare altrimenti. In caso contrario non ci farei vita. Il risultato è che sono già sudato e scoppio dal caldo, ma se mi tolgo il giacchetto rischio di perdere portafoglio e cellulare, che stanno malissimo e sono ingombranti nelle tasche dei pantaloni. La presentazione della professoressa Elisa Donzelli è alle 18. Sono un’ora in anticipo, ma devo fare un poco di strada e poi è da trent’anni che non passo da piazza Cavalieri. Cammino a passo svelto. Passo Ponte di Mezzo. A questo punto chiedo informazioni. Trovo tutti turisti stranieri, fino a quando non mi imbatto in un barista che mi dà le giuste informazioni. È una giornata afosa. Pisa brulica di turisti, lavoratori, studenti. Le vie sono inondate di sole. Sono arrivato, ma non c’è ancora nessuno. L’autrice non c’è. Guardo l’orario e sono io troppo in anticipo. Visito la Libreria tra le righe. Ci sono tanti ottimi libri. Trovo particolarmente interessanti “L’antimeridiano” di Luciano Bianciardi (non ho letto l’opera omnia) e “Sputiamo su Hegel” di Carla Lonzi (ho letto solo dei brani in rete). È una libreria di spessore, di qualità elevata. Sono testi per le università, per studiosi principalmente, mentre a Pontedera le librerie, con tutto il rispetto e la stima, lavorano soprattutto con gli studenti di scuola media inferiore e superiore. Entro in un bar. Chiedo una spuma, ma mi dicono che non ce l’hanno. Devo dissetarmi. Chiedo una Coca-Cola. Costa 3,50 euro e consumo al banco. Vado in bagno a sciacquarmi. Avevo la fronte imperlata di sudore. Mi metto a sedere su una panchina in piazza Felice Cavallotti. Mi metto a pensare ai miei problemi. Vago con la mente. Mi guardo intorno. A pochi metri ci sono i vigili urbani. Guardo le insegne dei locali, che fanno affari, a differenza di quelli di Pontedera. C’è una pizzeria con i tavolini fuori: ci sono persone che mangiano già a quest’ora. Cammino per le viuzze. Guardo il listino di un’osteria e rimango sbalordito. Guardo i prezzi di un bar, che fa gli apericena. Un Negroni costa 6 euro, mentre al bar dove vado a Pontedera costa solo 3,50. Questo è indicativo. La vita è molto più cara a Pisa. C’è poco da fare. Nel frattempo mi avvicino alla libreria, faccio capolino. Elisa Donzelli è arrivata. Hanno già disposto le sedie. Vedo che parla con delle sue allieve. Quando ha finito mi presento goffamente: “lei è la professoressa Elisa Donzelli? Sono Davide Morelli, un suo contatto Facebook. Non so se si ricorda di me”. È molto gentile e umana. Parliamo due minuti; mi mette a suo agio. Io sono ansioso. Bofonchio qualcosa. Non so più parlare con le donne. Vivo una vita in solitudine, se si esclude il rapporto con i miei, con mia sorella, con un mio carissimo amico di vecchia data. Non so più interagire con una donna, ma questi naturalmente sono miei problemi. La presentazione ha inizio. Gabriel Del Sarto e Matteo Pelliti introducono, commentano ottimamente e rivolgono alcune domande all’autrice, che spiega tutto in modo chiaro ed eccellente. Mi colpiscono soprattutto l’autenticità e a tratti l’autoironia di Elisa Donzelli. Tutti e tre sono molto disinvolti e spigliati a parlare in pubblico, mentre io soffro di timor panico e sono un pessimo oratore: infatti voglio fare una domanda alla fine, resto qualche attimo interdetto e poi decido di non prendere parola per non fare una brutta figura. Ho spento il telefono. Sono raffreddato e il naso mi cola continuamente. Non mi soffio il naso per rispetto ed educazione, ma mi pulisco continuamente con il fazzoletto. Ascolto e capisco di non aver capito tutto di questa silloge poetica. Pensavo di aver scritto una recensione riassuntiva, riepilogativa di “Uomini blu”. Invece mi sbagliavo. Non ho affrontato un tema portante, quello della separatezza. Altrettanto colpevolmente non ho trattato della metrica. Ascoltare la poetessa mi illumina. Trovo molto utili alcuni aspetti della sua biografia e di come sia diventata una poetessa. Capisco di aver fatto solo una recensione molto divulgativa, che ha trattato i nuclei tematici solo a grandissime linee. Niente di più. Avevo iniziato la recensione di “Uomini blu” scrivendo che c’era la coniugazione di amore e intellettualità, ma avevo capito ben poco di quest’ultima. Così come, pur ricordando la “coerenza interna” di cui scriveva Maurizio Cucchi, non avevo sottolineato in modo dovuto l’attenzione al macrotesto in tutti e due i libri di poesia di Elisa Donzelli. Allo stesso tempo penso però che la mia recensione al suo primo libro “album” sia più “solida” e più strutturata. Tutto ciò mi insegna che la cosa migliore sarebbe andare alle presentazioni dei libri di poesia prima di recensirli, però non ho soldi a sufficienza per girare l’Italia. Cerco allora i video su youtube di interviste degli autori e le autrici per capire meglio. A ogni modo potrei sempre affermare: “questo è quello che ho visto. Questo è quello che mi è arrivato”. Molti si difendono così per poi passare spesso al contrattacco. Ma non è questa la giusta strada. In definitiva la mia recensione a “Uomini blu” aveva le sue pecche. D’altronde cosa volete aspettarvi? Tra gli astanti sono tutti normalisti/e, professori, professoresse, intellettuali, poeti, poetesse. Insomma, come si suol dire a Pontedera, il più scemo sono io. Elisa Donzelli legge alcune sue poesie, che sono eufoniche e non hanno bisogno di essere recitate con enfasi. Ascoltarle è meglio che leggerle con la propria voce interiore: si capisce molto di più l’alchimia di suono e senso. La presentazione finisce. È il momento delle dediche. Non vado a disturbare ulteriormente la poetessa. Mi catapulto fuori dalla libreria a soffiarmi il naso. Entro in un bar. Prendo un caffè con la mia solita bustina di zucchero semolato. Vado in bagno a sciacquarmi. Suona il telefono. È Lele. Mi parla dei problemi di salute di sua moglie. Poi parliamo del più e del meno. Mi distraggo. Prendo la strada sbagliata. Faccio un km inutilmente. Chiedo informazioni per la stazione. Lele mi prende in giro e mi dice che solo un cretino può perdersi a Pisa. Io gli cito “Disperato, erotico, stomp” di Lucio Dalla, solo che Pisa è molto più piccola di Bologna. Non mi era mai successo di perdere il senso dell’orientamento in una città conosciuta. Lele ironizza: “deve essere la demenza senile”. Arrivo alla stazione. Mangio un panino. Faccio il biglietto. Mi reco all’ottavo binario. Arrivo alla stazione di Pontedera. Percorro viale Rinaldo Piaggio. Cammino per un km e sono finalmente a casa. Contemplo le prime luci della sera. Guardo una coppietta appartata nel parcheggio della Coop. Scorgo dalla finestra aperta i vicini che guardano la televisione. A casa mia hanno già cenato. Salgo le scale, mi lavo e mi cambio. Sono stanco, spossato. Mi distendo sul letto e penso che ne è valsa la pena, che ho visto persone nuove, che ho rotto momentaneamente la mia solitudine, condividendo dei momenti assieme a persone che hanno come me la passione per la poesia contemporanea.
Oggi alle 17:30 a palazzo Curini a Pisa la professoressa Elisa Donzelli terrà una conferenza sulla poesia per gli anni di piombo.
N.B: fotografia di Sebastiano Mondadori e Anna Palumbo