Oggi c’è un giovanilismo imperante. Un tempo si diceva e si cantava “forever young”, ma voleva significare restare giovani dentro, interiormente, nello spirito. Ed era un’aspirazione totalmente legittima. Ebbene oggi, giunti a una certa età, si vuole non essere giovani dentro (e sarebbe del tutto auspicabile) ma apparire. Così si ricorre al botulino, all’acido ialuronico, al chirurgo estetico, alla palestra, al Cialis, al Viagra, al trapianto di capelli, alla liposuzione, ai denti di porcellana, etc etc. C’è sempre bisogno di un ritocchino, di un accorgimento estetico, di un aiutino di qualsivoglia natura. Ecco allora gli eterni Peter Pan, le eterne femme fatale, che scadono nel narcisismo e nell’esibizionismo fino a essere infantili, patetiche, ridicole di fronte a tutte le persone ispirate dal buon senso!!! Certo molti, interpellati a riguardo, diranno che è un imperativo apparire, che loro sono costretti a curare l’immagine perché magari fanno un lavoro d’immagine. E poi concluderanno che questa è la civiltà dell’immagine. Ricorrere ai trattamenti estetici così popolari e diffusi è rassicurante perché lo fanno in molti, e se lo fanno in molti significa che quella è la strada giusta. Molti si rifanno, cercando di assomigliare a quell’attore o quella showgirl e tutti poi finiscono per assomigliarsi: la bruttezza diventa così un tratto distintivo, seppur molto penalizzante. Il modo più facile per essere apprezzati oggi è avere un bell’aspetto, che è sempre un ottimo biglietto da visita in società. E la cultura dei vecchi? La loro saggezza? La loro esperienza? Sono tutte cose che annoiano e restano inascoltate. Non bisogna solo apparire sempre giovani ma vivere, divertirsi da giovani, fare e dire cose da giovani. D’altronde cosa volete sperare? Anche nei film grazie a degli effetti visivi giungono al ringiovanimento digitale. Tutti come nel film degli anni Ottanta Cocoon a cercare l’energia che li ringiovanisca! Si parla tanto di eterna gioventù, ma dove sono i giovani? Gli italiani non fanno più figli. Non ci sono più bambini che giocano in strada. A volte vago per le strade e mi imbatto spesso in persone della mia età o più anziane. Per trovare dei giovani devo andare davanti alle scuole, nei pub o nelle discoteche. Ma siamo un popolo di vecchi e per il politicamente corretto è meglio usare la parola “anziani” e non “vecchi”. Oggi il termine vecchio è un’offesa. Nessuno vuole essere, sentirsi, apparire vecchio. Pochi accettano serenamente il loro declino, il volgersi al desio della loro vita. Eppure il potere ce l’hanno gli anziani. Nei consigli di amministrazione e al timone delle aziende ci sono gli anziani. Nella cultura, nelle università è la stessa identica cosa. Vige la gerontocrazia. I giovani non hanno potere. I politici vogliono i loro voti, cercano di sedurli e di strumentalizzarli, ma fanno ben poco per loro. Però maturi e boomer vogliono apparire e non essere giovani, perché esserlo veramente al mondo d’oggi significa vivere nella precarietà lavorativa o nella disoccupazione. I più maturi vogliono la sessualità prorompente, l’aspetto, la voglia di vivere dei giovani ma non i problemi, i guai, le incertezze, il disagio dei giovani. Ci sono uomini anziani o maturi che sfruttano e ricattano sessualmente ragazze giovani. Ai giovani si dà addosso e si etichettano come schizzinosi e bamboccioni. A proposito di elisir di eterna giovinezza basterebbe ricordare il detto toscano: “dai all’età quel che l’età richiede”. Bisognerebbe accettare la propria età e non fare gli eterni adolescenti. I maturi che vogliono a tutti i costi sembrare giovani si scordano le reali esigenze dei giovani e non capiscono a pieno la condizione giovanile. Insomma l’importante è come al solito apparire e non essere realmente giovani (con tutte le problematiche annesse e connesse) perché quello è tutto un altro paio di maniche.