“Vigilia con i suoceri, pranzo di Natale con i consuoceri, a Santo Stefano dai cugini”, alzi la mano chi non sta pensando alle giornate imminenti e non solo per le grandi abbuffate!
Natale significa famiglia, persone care, parenti, amici stretti, ex coniugi e tanto altro…e con altro intendo una buona quota d’ansia e stress, che se non opportunamente controllati, possono sfociare in vere e proprie crisi di panico.
Ma perché un pranzo può rivelarsi ansiogeno e così stressante? La parola magica è aspettative: noi tutti ci aspettiamo dalle feste di rimediare alle assenze, ai silenzi, alle grandi mancanze di tutto l’anno, con una presenza occasionale, magari con un regalo costoso oppure un piatto particolarmente invitante. Purtroppo però, un rapporto non può magicamente ripararsi con un caffè o una cioccolata consumata sotto il vischio, le persone si amano, rispettano ed aiutano anche per i restanti 364 giorni dell’anno. Così, se non vogliamo cadere nelle amarezze, imboccando la dolorosa via dei ricordi e forse anche dei rimpianti, accettiamo un invito, magari inaspettato di buon grado, senza troppe aspettative e con uno spirito leggero, in fondo abbiamo già i sensi di colpa per le grandi mangiate e per i chili di troppo, che inevitabilmente andranno a finire sul giro vita!
Quindi una sana, solida, terapeutica, benefica: leggerezza…in fondo non hai tutto il peso del mondo sulle spalle, siediti, assapora la tavola e delizia il palato, sorridi, ridi e brinda a te stesso e se puoi e riesci, ricordati di chi è più sfortunato di te, fare del bene ci fa bene!
“Se una rondine non fa Primavera” recita il detto, allora nemmeno panettone e bollicine da soli fanno il Natale, Memento!
Auguri!