Teatro Ambra alla Garbatella, Roma: è in scena fino al prossimo 16 aprile 2016 un gran bel lavoro di Daniele Falleri che vede come indiscussa protagonista una eccezionale Elena Russo nella parte di Gianna, la madre di famiglia, alla quale fanno da contorno i co-protagonisti di una vicenda terribilmente possibile, se già non ispirata da fatti realmente accaduti: Massimo Poggio, il padre, Laura Adriani, la figlia disonorata, Andrea Standardi, il figlio maschio di una famiglia come tante che vivendo il dramma di una figlia sedicenne rimasta incinta tenta di “ mettere una pezza “ volendo far convolare a nozze la ragazza ed il suo fidanzato.
La vicenda, triste e sconvolgente nel suo epilogo, vede impegnata una madre di famiglia che, saputo della gravidanza della figlia, tenta di porre rimedio con il suo forte ed autoritario carattere alla situazione: vuole fare in modo che la ragazza sposi il suo fidanzato e per ottenere il risultato ricorre a tutta la sua determinatezza, alla sua forza di carattere, alle minacce nemmeno tanto velate verso la famiglia del probabile sposo, che nega ogni responsabilità.
La semplice ma accurata scenografia svela il contesto: una serie di cassetti che simboleggiano i segreti di famiglia da custodire le cui maniglie dorate evidenziano la portata di tali segreti, il vestito nero della madre a significare la tristezza della situazione ed il rosso pullover del padre che vorrebbe, ma non può, evidenziare una passione per la famiglia che in effetti c’è e non c’è; colpi di fucile in sottofondo che identificano l’avvicinarsi o lo svolgersi dei vari momenti del dramma che si svolge sulla scena; insomma un topo che rode e corrode una famiglia.
I personaggi: Gianna, la madre, che come una lupa difende l’onore della famiglia; il padre, figura ambigua sia negli atteggiamenti che nella apparente dolcezza che vorrebbe dimostrare, il figlio maschio arrabbiato con la sorella che definisce “ puttana “ perché disonora lui verso gli amici e la famiglia verso il mondo; la figlia, muta ed incinta, che esprime a gesti il suo grande disagio per il terribile segreto che alla fine sarà rivelato.
Tutti, però, tesi a nascondere l’accaduto con una recitazione fluida, ben dosata ed accattivante, in grado di farsi seguire agevolmente sia per la sua qualità che per l’indubbio pathos che ingenera la vicenda, con una semplicità ed una forza di convincimento non comune in grado di evidenziare le caratteristiche di ognuno dei personaggi; il tutto in un contesto scenico semplice ma estremamente significativo all’interno del quale i colpi di fucile che si sentono esplodere suonano ognuno come una sentenza.
Che dire della scena finale? Un capolavoro alla fine del quale tutta la famiglia si mette a tavola come se nulla fosse accaduto, nascondendo al suo interno, in quei cassetti ai quali accennavo sopra, i suoi irrivelabili segreti.
Da evidenziare, ancora, la capacità espressiva di una eccezionale Elena Russo che sa interpretare i suoi ruoli di madre accentratrice della famiglia della quale è capo indiscusso nonché quello di donna che, delusa nelle sue aspettative, riesce a virare il suo carattere adattandosi ai panni di donna fragile e di madre estremamente dolce; ruolo altamente drammatico il suo e veramente ben portato.
Infine, un accenno alla regia: sapiente ed in grado di interpretare la volontà dell’autore che ben ha descritto ogni passaggio della tragedia passando dalla semplice descrizione di un avvenimento al dramma che ne deriva, dalla generazione di un’attesa al rovesciamento degli atteggiamenti della protagonista che vanno dal burbero al quasi comico nello svolgersi della storia, ruvida ed interessante come la sua trasposizione scenica ed interpretativa.
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