Hirst e Caravaggio
Damien Hirst, per chi non lo conoscesse quello dello squalo in formaldeide e del teschio di platino tempestato di 8601 diamanti, in una intervista alla domanda che cosa sia l’arte, risponde: “e io che c….zo ne so”. E certo. Uno che ad un’asta ha rastrellato 200 milioni di dollari non si lascia irretire in disquisizioni estetiche che potrebbero affascinare i perditempo. Ciononostante leggendo la dichiarazione sono rimasto perplesso, condividendo la stessa reazione di Giacomo, due anni e tre mesi, di fronte al biscotto che sembra non gradire. E se come ricordava Marx, De omnibus disputandum, vorrei discutere anch’io. Senza rancore e senza livore. Solo per il gusto di esprimere un’opinione.
Archaeology Now
Hirst ora è in esposizione alla Galleria Borghese di Roma nella mostra Archaeology Now con oltre 80 sculture. Sia imponenti come Hydra and Kali, che di piccole dimensioni. Realizzate in bronzo, marmo di Carrara e malachite. Allestite tra la statuaria romana classica, la pittura italiana del Rinascimento, quella del Seicento e le più importanti sculture di Bernini e Canova che fanno parte della collezione. Oltre alle tele della serie Colour Space. Macchie cromatiche che ondeggiano come cellule al microscopio.
Una questione di gusti
Convinto di non credere nel genio ma nella liberà di espressione, fatta eccezione per Michelangelo, Bernini e Caravaggio, a proposito di quest’ultimo Hirst ci fa sapere che gli “piace, per carità. Ma poi è una questione di gusti”. Come se si trattasse di scegliere tra una pasta alla noma e una cacio e pepe. Predilige “i dipinti meno puliti e la pennellata sporca di Tiziano Rembrandt Goya Soutine Bacon Freud”. Ama le cose soggette a usura. Che si alterano. Anche se non può fare a meno di riconoscere, bontà sua, la stupefacente luce di Caravaggio.
I curatori
I curatori della mostra hanno pensato di inserire le meduse di Hirst nella sala dedicata al Merisi dove si trova, tra l’altro la Madonna dei Palafrenieri. All’insegna che tutto si può accostare a tutto. Che tutto è contemporaneo. E che tutti gli incontri sono incredibili. Ma se dovessi scegliere tra la complessa tecnologica delle meduse, a mio parere fredde, emotivamente distaccate e i luminosi avvolgenti naturali movimentati volumi della Madonna dei Palafrenieri, con la sua narrazione umana e sacrale, non credo avrei dubbi.
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