Sono trascorsi 70 anni da quel 25 giugno del 1951, giorno dell’inaugurazione della Chapelle du Saint-Marie du Rosaire nella cittadina francese di Vence in Provenza. Cappella concepita, ideata e completata dal grande pittore Henri Matisse fin nei minimi dettagli e a cui dedicò gli ultimi anni della sua vita.

L‘incontro
Questo meraviglioso luogo sacro, così semplice ma così potente nel trasmettere ed instillare l’essenza del sacro non avrebbe forse mai visto la luce se l’anima di Henri Matisse non avesse incontrato sul suo cammino quella di una giovane donna, Monique Bourgeois, divenuta poi suora domenicana con il nome di Jacques-Marie. lI loro incontro avvenne nel 1941. Matisse ha 72 anni, si è separato dalla moglie due anni prima, ha dovuto subire un delicato intervento chirurgico per un tumore all’intestino e per la convalescenza necessita di un’assistenza continua. Vive a Cimiez, non lontano da Nizza già da molti anni.
Nel 1917, come molti altri pittori della sua generazione, aveva lasciato Parigi per la più accogliente Provenza dove il clima mite e i colori caldi ed esplosivi permettevano alla sua fantasia e alla sua arte una piena espressione e maturità. Vive con la segretaria Lidia Delektorskaya e varie infermiere che si alternano durante il giorno ma la situazione critica di salute gli rende necessaria la presenza di un’assistenza notturna. Un giorno decide di mettere un annuncio alla scuola per infermiere di Nizza:”Si richiede un’infermiera giovane e carina per assistenza notturna”. Si presenta Monique Bourgeois, ha 21 anni, non si è mai reputata bella ma ha bisogno del lavoro per pagarsi la scuola da infermiera.

Il famoso pittore vede in lei la forza dirompente della giovinezza, dell’entusiasmo e della curiosità oltre ad una massa di capelli scuri che non gli lasciano scelta: sarà lei l’angelo delle sue notti sofferenti, la nipote come si definiva lei, di un nonno gentile e geniale. Trascorrono così alcuni mesi che si trasformeranno nel tempo in un’amicizia e in un affetto duraturo. Dopo quel periodo, Monique tornerà ai suoi studi e Matisse alla sua arte.
La Musa di Matisse
Il destino li fa incontrare nuovamente negli ultimi mesi del 1942. Questa volta è Monique ad essere convalescente per una forma di tubercolosi e ad essersi trasferita a Vence nel Convento delle suore Domenicane proprio di fronte alla casa dove si era rifugiato Matisse in fuga da Nizza per sfuggire ai bombardamenti del Secondo Conflitto Mondiale. Matisse offre a Monique di posare per lui come modella. Con i soldi guadagnati potrà continuare a pagarsi gli studi. Nascono quattro capolavori: Monique en robe grise e L’Idole del 1942, La robe verte et les oranges e Tabac royal nei primi mesi del 1943.
La vocazione
Nel 1946 Monique comunica al maestro che prenderà i voti e si dedicherà ad una vita per gli altri e la preghiera diventando suora domenicana. Matisse è devastato, tenterà in tutti i modi di farla desistere da una scelta che considera assolutamente inopportuna. “Per glorificare Dio, l’artista non ha bisogno di voti ma è creando e rappresentando la bellezza della luce divina che lo si può onorare senza bisogno di sacramenti. Comunque, alla fine accetterà la scelta di Monique e le scriverà una lunga lettera scusandosi per la sua ingerenza ed augurandole tutto il bene possibile.
Dopo un periodo in un’altra sede, Monique farà ritorno a Vence nel 1947 e potrà riallacciare l’amicizia spirituale con l’anziano artista.
La Chapelle

A quel tempo le suore del convento domenicano non avevano una cappella dove celebrare la messa, utilizzavano un vecchio garage dismesso ma desideravano ardentemente realizzarne una. Fu proprio l’amica modella ed ora suora con il nome di Jacques-Marie a parlare del desiderio della defunta madre superiora al vecchio artista che si lasciò coinvolgere psicologicamente, emotivamente ed anche economicamente alla realizzazione del progetto della nuova cappella. Un’opera che si rivelerà essere il suo ultimo capolavoro, il suo testamento spirituale ed artistico.
Non furono pochi gli ostacoli che Matisse e la sua amica dovettero affrontare, i vertici dell’ordine domenicano che non accettarono all’inizio un pittore famoso ma che si professava ateo e i pettegolezzi intorno al rapporto che legava il pittore alla giovane suora.
Dal 1948 al 1951, Matisse, debilitato, con difficoltà a dipingere, seduto sulla sedia a rotelle, fu l’ideatore del progetto architettonico, poi coadiuvato da altri. Fu però soprattutto l’artefice di tutto l’apparato decorativo della cappella, dalla decorazione delle famose vetrate colorate, delle pareti bianche maiolicate con i disegni stilizzati della Vergine Maria con il bambino, di San Domenico e della Via Crucis. Suoi anche i disegni del crocifisso, dell’altare, persino delle Casule, i paramenti sacri usati dai Vescovi durante le celebrazioni.


Lo spazio del sacro
La cappella misura 15 metri di lunghezza, 6 di larghezza e 5 metri di altezza. La geometria dello spazio è lineare, priva di artifici, la semplicità dell’atto di fede si rispecchia nell’essenzialità dell’altare realizzato con pietra color del pane, chiaro rimando al mistero dell’Eucarestia e alla rigorosa vita professata dalle domenicane. Il bianco, colore predominante della cappella è interrotto solo dalle meravigliose vetrate dove il giallo, il blu e il verde lasciano filtrare la luce dall’esterno e la riflettono sul pavimento in un gioco di colori dinamico che varia con le condizioni climatiche. Un piccolo scrigno di pace che interagisce con il mondo. La vetrata della zona presbiteriale rappresenta l’albero della vita, un cactus in fiore, simbolo di resistenza, di volontà, che cresce con forza anche nei terreni più aridi del deserto, come la fede cristiana. Le altre vetrate rappresentano foglie stilizzate di palma.
Purtroppo Matisse no poté essere presente all’inaugurazione della sua ultima opera per problemi di salute.
Queste le sue parole inviate per l’occasione: ” Quest’opera mi ha richiesto quatto anni di lavoro esclusivo ed assiduo ed è il risultato di tutta la mia vita attiva. La considero malgrado tutte le sue imperfezioni, come il mio capolavoro..”

La sala Matisse ai Musei Vaticani
Dopo alcuni anni, precisamente nel 1973, la storia della Cappella di Matisse si intreccia con la nascita della Collezione di Arte Contemporanea dei Musei Vaticani. Sezione fortemente voluta da Papa Paolo VI che la inaugurò proprio in quell’anno.
Le suore domenicane di Vence decisero di donare al Papa un cospicuo numero di opere concernenti la genesi della famosa cappella. Furono inviati in Vaticano i bozzetti, i disegni preparatori di Matisse, una delle fusioni in bronzo per il crocifisso dell’altare, il carteggio intercorso tra l’artista e la Madre Superiora del convento e alcune delle Casule disegnate dal maestro.
Nel 1980, Pierre Matisse, uno dei figli del pittore e grande collezionista d’arte, d’accordo con gli altri fratelli, decise di donare alle collezioni vaticane i cartoni preparatori 1:1 per la parete in ceramica del presbiterio raffigurante la Vierge et l’Enfant e per le tre vetrate monumentali realizzate con la tecnica del papier découpé, la tecnica creata da Matisse che consiste nel ritagliare direttamente le forme colorate su carta e poi applicarle su tela. Sino al 2011 purtroppo queste opere non erano visibili al pubblico per ragioni conservative poiché la carta colorata con cui erano eseguiti i bozzetti incollati su materiali ancora più fragili necessitava di procedure manutentive molto sofisticate e costose per il controllo del microclima .
Con il sostegno economiche dei Patrons of the Arts in The Vatican Museums è stato possibile inaugurare la Sala Matisse il 22 giugno 2011. La Sala è preceduta dalla Vetrina Matisse che contiene il primo nucleo della donazione delle opere da parte delle suore domenicane.
Duplice anniversario quindi a giugno 2021 dedicato a Matisse: L’allestimento della sala a lui dedicata ai Musei Vaticani e l’inaugurazione della Cappella di Vence.
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