Lapidarium è un intervento monumentale di scultura contemporanea, ideato dall’artista messicano Gustavo Aceves, che dal 15 settembre 2016 troverà spazio nella suggestiva area archeologica di Roma, in un percorso che si snoderà dall’Arco di Costantino alla Piazza del Colosseo fino ai Mercati di Traiano.
Lapidarium a Roma è una mostra promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dall’Ambasciata del Messico in Italia con il supporto del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo – Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e curata da Francesco Buranelli.
Composto da 40 sculture singole – alte dai 3 agli 8 metri e in alcuni casi lunghe fino a 12 metri – Lapidarium è un progetto ‘in fieri’ dalle dimensioni e dall’ambizione fuori dal comune: un work in progress che durante
il suo tour intorno al mondo crescerà di tappa in tappa fino a comprendere in tutto 100 opere differenti.
Dal 2014, anno in cui fu presentato in anteprima a Pietrasanta, fino alla sua inaugurazione ufficiale nel 2015 a Berlino, alla Porta di Brandeburgo, un vasto pubblico ha già avuto modo di ammirare quest’opera straordinaria.
Lapidarium rappresenta il tentativo di Aceves di dare una risposta dinamica e forte a una delle questioni più pressanti e dibattute dei nostri tempi: l’emergenza migratoria. L’artista raggiunge questo obiettivo dando
forma al pensiero che si tratti di una crisi dalle radici profondamente radicate nella storia, dal momento che ogni scultura in Lapidarium rappresenta un momento di una particolare diaspora della storia antica.
Uno degli obiettivi di Lapidarium è di portare l’attenzione sul problema della sofferenza dei popoli e sul dramma di migliaia di persone in perenne movimento per necessità di sopravvivenza.
Nel fare questo, Aceves invita anche noi a ricordare la nostra difficile storia in Occidente e a riconoscere che parte del nostro benessere e del nostro livello di civiltà derivano dallo sfruttamento altrui.
Lapidarium diviene quindi un monumento ai “vinti”, uno spazio muto di riflessione per non dimenticare gli orrori commessi nel passato, e di monito a non ripeterli più: un monumento attraverso il quale rinascere migliori.
Creato nel corso degli ultimi sei anni a Pietrasanta, nelle sue rinomate fonderie di bronzo e laboratori di marmo, Lapidarium schiera un vero e proprio “esercito” di sculture equestri in bronzo, marmo, legno, ferro
e granito.
Per millenni il cavallo è stato un potente simbolo di libertà e forza, dalle pitture rupestri di Lascaux fino alla Quadriga di San Marco, a Venezia, ovvia fonte di ispirazione per Lapidarium.
Nonostante tutto, non c’è niente di vittorioso nei potenti cavalli di Aceves: le barche in cui alcuni viaggiano richiamano alla mente il viaggio di Caronte negli inferi, mentre le forme scavate di altri contengono teschi umani,
suggerendo una versione del cavallo di Troia in cui solo la morte e la sofferenza arrivano clandestinamente a terra.
Lapidarium è un monumento all’instabilità del tempo in cui viviamo e un modo per ricordare che la migrazione e la diaspora rappresentano una storia che noi tutti condividiamo, dagli spostamenti dei primi
esseri umani dall’Africa per popolare l’Europa, alle migrazioni forzate causate da guerre e intolleranze religiose.
Diaspore senza fine sono state inflitte con brutale ferocia nei confronti di innumerevoli popoli, dagli Ebrei agli Armeni, fino ai Curdi nella storia più recente, mentre il Mediterraneo è diventato cimitero per i corpi di migliaia di migranti in fuga da guerre civili e persecuzioni nei Paesi del Medio Oriente e dell’Africa Sub-sahariana.
Mentre molti in Europa guardano con timore ai flussi di migranti, con il conflitto di interessi e lo scontro di culture che apparentemente ne deriva, noi stiamo tutti per perdere qualcosa di prezioso.
Considerando gli altri come barbari e dimenticandoci della nostra umanità condivisa, trasformiamo noi stessi in barbari.
Con la sua vasta scala e la sua potente forma di sfida all’indifferenza, Lapidarium ci impone di esaminare la nostra coscienza collettiva e i valori su cui è fondata la nostra nozione di civiltà, mentre appare chiaro
l’avvertimento sul risultato che otterremmo nel caso non lo facessimo.
Per quanto riguarda i barbari, non è necessario aspettarli; sono sempre stati tra noi. (Commento di Hans Magnus Enzensberger).
Gustavo Aceves (1957, Città del Messico) vive e lavora a Pietrasanta, in Italia.
Aceves è conosciuto in America Latina per i suoi potenti dipinti figurativi che si rifanno alla tradizione pittorica classica, usando però scala monumentale e colori forti tipici dei murales messicani.
Dalla fine degli anni Settanta le sue opere sono state esposte in tutto il mondo in prestigiosi contesti, tra cui il Museo del Palacio Bellas Artes a Città del Messico, la Biennale di Venezia e la Biennale di Pechino, e si trovano in importanti collezioni private e permanenti, come quelle del Museo della Memoria e della Tolleranza a Città del Messico e i Musei Vaticani a Roma.
È stato uno dei più giovani artisti inseriti nelle aste latino-americane
di Christie’s e Sotheby’s a New York nei primi anni Novanta.
Lapidarium è un progetto in progress di Gustavo Aceves che si snoda in un ambizioso tour intorno al mondo, che terminerà nel 2018 a Città del Messico.
Le città selezionate per questo tour sono state in parte
ispirate dallo storico viaggio della Quadriga di San Marco.
La presentazione a Roma di Lapidarium è la seconda tappa del tour mondiale cominciato nel 2014 con un’anteprima del lavoro, Lapidarium – Work in Progress, presentato in diversi spazi della città di Pietrasanta, tra cui il famoso campanile di Michelangelo nella chiesa di Sant’Agostino.
Work in Progress si concludeva con una performance dal vivo in cui un monumentale cavallo nasceva dal mare, mentre altri 25
erano disposti sul molo di Tonfano Marina.
Nel 2015 si è svolta la prima presentazione ufficiale del tour. Lapidarium – To Pass Boundaries è stato inaugurato di fronte alla Porta di Brandeburgo come parte di Spring in Berlin, commemorazione del settantesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. Posizionati all’ombra della Quadriga della Vittoria, i 21 cavalli con cicatrici e ferite creavano un netto contrasto con le figure trionfali di Gottfried e si ergevano come un duro monito degli orrori della Seconda Guerra Mondiale e di ogni Guerra passata e futura.
Le prossime tappe comprenderanno Istanbul, Parigi e Venezia nel corso del 2017. Il tour si concluderà nel 2018 con un’installazione di Lapidarium formata da 100 opere nella grande Piazza Zocalo di Città del Messico.