In una realtà umana fatta di artificiosa eleganza, la natura ci insegna che essa nasce invece dalla sola spontaneità dei movimenti. Fermarsi, ascoltare, guardarsi intorno e respirare, attendere.
Avete mai pensato alla fotografia come metodo di meditazione?
Questo tempo ci vuole veloci, sempre ansiosi e stressati. E se invece ci fermassimo ad osservare? Potremmo prenderci un attimo del nostro prezioso tempo e fermarlo con un “Click”, per tornare ad apprezzare anche i più piccoli particolari che altrimenti ci sfuggirebbero. Per il nostro spirito potremmo trarre vantaggio scrutando da vicino quel fiore che si nasconde tra l’asfalto. Potremmo trasformare una giornata nata male in un attimo, anche solo grazie a quel colore vigoroso che ci riempie gli occhi.
La fotografia diventerebbe visione del reale, di quello che ci circonda e degli attimi vissuti nelle nostre giornate. Fotografia fatta di luce e di ombre, così come le nostre vite, governate da questa natura potente e infinitamente ricca. Viaggiare, perderci in quei movimenti garbati di un petalo vellutato con le sue gocce di rugiada, o stupirci delle forme così varie di una natura amabile e attraente.
Contemplandoti, forse, potremmo inoltre portarti più rispetto, omaggiando anche i tuoi più piccoli ma essenziali doni.
A tal proposito oggi vorrei parlarvi di uno dei più popolari fotografi paesaggisti di tutti i tempi: Ansel Adams. Nato a San Francisco il 20 febbraio 1902, inizia a scattare le sue prime fotografie appena quattordicenne, durante una vacanza allo Yosemite National Park in California, instaurando da subito un legame unico con la natura.
Fotografia mai egoista, ma fatta per trasmettere e per comunicare sentimenti all’osservatore. Principalmente fatta di emozione. Al contrario di quello che potremmo pensare, la fotografia del paesaggio non necessita per forza di colore, Adams in questo è un vero maestro. E’ lui infatti l’inventore del “sistema zonale”, che permette di calibrare la luce in modo ottimale anche nelle immagini in bianco e nero. Nel 1932 fonda il gruppo “f/64″ , (in gergo tecnico: piccola apertura del diaframma), che permette una maggiore profondità di campo per migliorare la nitidezza dell’immagine. Il gruppo fondato insieme ad altri colleghi fotografi si basa sul principio della “straight photography” (fotografia diretta), linguaggio fotografico che pone l’attenzione su una maggior purezza ed espressività dell’immagine, abbandonando il pittorialismo, più arcaico e troppo preciso.
Tutto il suo impegno viene ripagato nel 1980, quando riceve la Medaglia della Libertà, consegnatali dall’ allora Presidente Jimmy Carter. Ansel Adams, fotografo del rispetto e dell’innovazione, pieno di entusiasmo e animo sensibile, ci lascia quindi in eredità un vastissimo repertorio di immagini, che raccontano una natura incontaminata e sensazionale.
“Il mio rapporto con la fotografia si basa sulla fede nella vitalità e nei valori della natura, nelle manifestazioni di grandiosità e al tempo stesso di semplicità che ci circondano. Io credo nella gente, negli aspetti più semplici della vita, nel rapporto uomo-natura.
Credo che l’uomo debba essere libero, spiritualmente e socialmente, che debba accrescere la propria forza interiore, testimoniando l’enorme bellezza del mondo e acquisendo una sicurezza che gli consenta di vedere ed esprimere la propria visione.
Credo nella fotografia come uno dei mezzi per portare questa testimonianza e per raggiungere infine la felicità e la fiducia”
(Photos: ©Ansel Adams, Yosemite National Park, California)
(Photos: prime due in alto ©Chiara Porello, Torino)