L’Africa e’ sempre stato un continente lontano per noi europei, e’ stato esplorato da antropologi, esploratori, scienziati, e’ meta di turismo ma nonostante si stia facendo conoscere nel mondo, nonostante l’arte africana, le settimane della moda (soprattutto a Dakar), le opere letterarie etc. rimane sempre un mondo affascinante e ignoto.
La mostra “Beaute’ Congo” tenutasi alla Fondazione Cartier per l’arte contemporanea di Parigi ha mostrato opere astratte di grandi pittori congolesi degli anni ’20, l’Art partout anni ’80, gli avanguardisti del 2000, la musica africana e ha dato un’aria esotica ricca di contaminazioni e scambi culturali molto importanti.
Nell’ultima “Africa Fashion Day”, tenutasi a Berlino, ha lanciato nuove tendenze e linguaggi che sono stati accolti dagli stilisti europei e americani. Nelle passerelle di Milano, Parigi, Londra e New York i giovani stilisti africani hanno lasciato delle impronte stilistiche importanti, come i colori della terra, il caftano e il pareo in versione etnochic. L’allegra e fantasiosa mescolanza delle righe e delle stampe a cera di Stella Jean hanno richiamato le origini africane della cultura creola.
Lo stile Africano ha conquistato gli stilisti in virtù dei colori vivaci, molto belli e degli accessori composti da piume, perline masai, turbanti.
I colori degli abiti sono caldi, il marrone e’il colore base e su questo si abbinano colori molto accesi e caldi: l’arancio, il giallo, il rosso.
I disegni di questi abiti sono le geometrie e disegni tribali, molto particolari, oppure l’animalier in tutte le sue forme.
Gli stilisti aggiungono un tocco etno riproducendo nei tessuti il manto degli animali del continente nero.
Pertanto nelle sfilate compaiono, come in una giungla, cappotti, abiti, borse, scarpe, collane, in stile zebra come nella sfilata di Celine, oppure Miu Miu propone abiti e cappotti in stile rettile, Dior si sbizzarrisce con lo zebrato oppure con tessuti stampati giraffa. Agli abiti leggeri di linea morbida e ampia si alternano colori caldi spezzati da inserti animalier.
Lo stile africano punta molto anche sugli accessori e i gioielli che solitamente sono grandi e molto colorati e tendenti al dorato. Le borse sono piccole e decorate con colori e stampe che richiamano gli abiti. Un altro elemento importante sono le perline colorate che tempestano borse e sandali, le frange e i lacci.
Gli abiti sono solitamente con gonna lunga oppure pantaloni ampi dalla linea dritta. Le maglie sono senza maniche oppure se il tessuto delle maglie e’ leggero le maniche si allungano e sono trasparenti.
Per la sera il nero e’ abbinato a stampe geometriche o colorate. Come tocco finale il turbante che raccoglie i capelli. Per il trucco etnico si punta su ombretti colorati per valorizzare gli occhi nei toni aranciati o azzurri e tanto nero per dare profondita’ allo sguardo.
La sfilata di Alberta Ferretti si apre con uno sfondo africano: le dune del deserto e su questo sfondo sfilano le modelle indossando una collezione molto raffinata ed elegante.
La contaminazione africana si fa notare: una donna sensuale che indossa abiti leggeri e trasparenti e mostra il suo corpo. Colori degli abiti gialli e arancio, shorts traforati abbinati a bluse leggere e trasparenti in chiffon, vestiti ampi con maniche a sbuffo, tessuti intagliati ricordano i caftani, i colori della terra, dal beige a tutte le tonalita’ del marrone, cinture intrecciate come le foglie di palma, sandali di corda, collane a catena dorata, con orecchini pendenti, i trafori che lasciano intravedere parti del corpo delle modelle, creano un effetto raffinato etno-gipsy.
Riflettori puntati sull’Africa a Pitti Uomo: giovedì hanno sfilato in passerella quattro talenti di questo continente. La Fondazione Pitti Discovery e Itc Ethical Fashion Initiative permettono di dare una ribalta a giovani design emergenti Akjp, Lukhanyo Mdinigi x Nicholas Coutts, Ikiré Jones, e U.Mi-1: questi i nomi delle griffe selezionate per il progetto Generation Africa. Talenti emergenti che producono nei loro Paesi di origine e che hanno l’intento di trasmettere un’immagine innovativa dell’Africa.
Alcuni nomi di stilisti africani che hanno influenzato la moda in tutto il mondo:
Lo stilista namibiano Loux the Vintage Guru, una moda che parte dalla Namibia e crea abiti, camicie, vestiti sia da uomo che da donna molto vintage e hipster.
Nato come filosofia di vita l’”Hipster” descrive un vero modo di essere anticonvenzionali con abitudini retrò, cultori dello stile di vita anglosassone, appassionati del jazz afroamericano che nel 2000 diventa uno stile di vita. Quando si parla di Hipster si spazia dalla musica al cinema, dalla letteratura alla gastronomia e sia lei che lui si vestono con jeans rivoltati alla caviglia, t-shirt con scritte di film o di gruppi rock storici, maglioni con scollo a V, cardigan oversize stile vintage, camicie a quadri o a righe, orologio da tasca, paglietta, (per gli uomini capelli barba e baffi volutamente disordinati), occhiali oversize, anfibi. Per le ragazze abitini a fiori sopra il ginocchio, sciarpe lunghe, berretti di lana, ballerine stringate, parka, cinture.
Stella Jean – La stilista vincitrice di un concorso nel 2011, e’ di origine haitiane, ed ha diffuso il tessuto wax. La stoffa e’ nata ad Haiti ed e’ stata portata in Africa dai coloni olandesi, e’ diventata una delle più diffuse nel continente, tanto da diventare parte della sua cultura. La stilista ha creato con questa stoffa gonne a ruota dalla linea bon-ton e abiti scolpiti . Da qui inoltre il cotone wax si e’ diffuso nel guardaroba maschile e femminile, soprattutto nelle collezioni dei marchi Zara e H&M, e sugli store di internet specializzati in moda etnica come FashionGhana.com.
Badian Kouyaté, – conosciuto col nome del suo marchio, Xuly Bet, che nella lingua del Senegal, significa “mantieni la mente aperta”. Ha vissuto e studiato tra Parigi e Strasburgo e nel 1989 ha lanciato la sua collezione, innovativa: la sua idea si e’ sviluppata nei mercati delle pulci dove ha ricercato i tessuti e li ha trasformati in patchwork colorati. Si e’ ispirato a stilisti del calibro di Azzedine Alaïa e Yves Saint Laurent, unendo materiali e colori dell’Africa contemporanea nello stile del punk rock e funk, periodo anni ‘70. Ha creato miniabiti di coloratissimi in pelle e tessuto wax, ricami fatti a mano, tessuti dipinti e ha commissionato il lavoro di sartoria alle donne africane facendole lavorare in condizioni dignitose e con buoni stipendi.
Adama Amanda Ndiaye – di origine senegalese, nata a Kinshasa, figlia di diplomatici, ha valorizzato la moda africana ed e’ stata impegnata in campagne di sensibilizzazione sulla condizione femminile in Africa fondando la “Dakar Fashion Week” e diffondendo la cultura africana nel mondo. Questo evento rappresenta un modo di diffondere la moda, la musica, la cultura e l’artigianato del Continente Africano.
Nel 2015 ha riunito 22 stilisti di varie nazionalita,’ con l’obiettivo di lanciare sul mercato internazionale i nomi di giovani stilisti africani. Ha lanciato il marchio Adama Paris e con il suo staff ha creato il primo canale tv africano sulla moda “Fashion Africa Tv”. Fonte di ispirazione di Adama sono le grandi citta’, e trae ispirazione da cemento, grattacieli e grandi palazzi urbani. I suoi colori sono vivi e nelle sue sfilate propone costumi, abiti e pagliaccetti artistici con disegni e colori molto vivaci che spaziano dal viola all’arancio, tutine senza spalline in oro e viola, tailleur accesi in toni aranciati e abitini. Nella collezione 2013 ha presentato una collezione con un tessuto tradizionale del Mali il “bazin” un tessuto brillante e capi che mescolano stampe africane a tessuti denim, jersey e tweed. Alla manifestazione “Dakar Fashion Week” ha partecipato anche la stilista italiana Petra Dorigoni del marchio Gis Gis, gli abiti sono stati realizzati da una cooperativa di 15 ragazze di Dakar che fanno parte di un progetto di formazione finanziato dal comune di Milano e promosso da alcune associazioni.
Insomma ogni stilista, con la sua originale reinterpretazione e l’utilizzo di tessuti locali, ha contribuito a diffondere a livello internazionale stili molto personalizzati che racchiudono il vero spirito dell’Africa e dai quali scaturisce un contenuto di naturalita’ quasi primitiva, che rende affascinante il mix tra moderno e primordiale.
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